La vampa d'agosto
La luna di carta
Privo di titolo
La prima indagine di Montalbano
La presa di Macallè
Il giro di boa
Le inchieste del commissario Collura
Camilleri legge Montalbano
La linea della palma
La paura di Montalbano
Il ladro di merendine in Cd-rom
Il re di Girgenti
L'odore della notte
La scomparsa di Patò
La testa ci fa dire
La gita a Tindari
Gli arancini di Montalbano
La mossa del cavallo
La concessione del telefono
Il
personaggio di Salvo Montalbano è senza dubbio una delle invenzioni letterarie
più felici dell’ultimo decennio della letteratura italiana, una magica alchimia
narrativa che si ripete inevitabilmente ad ogni nuova uscita, si tratti di un
romanzo o di una raccolta di racconti. La paura di Montalbano appartiene
alla seconda tipologia: con la sua ultima fatica letteraria Andrea Camilleri ci propone sei
avventure del commissario più famoso a livello nazionale, nel dettaglio tre
racconti lunghi e tre brevi, due dei quali già pubblicati nel 2001 sulla
rivista dell’Amministrazione Penitenziaria “Le due città” (il primo della
raccolta) e sul quotidiano “La Repubblica” del 15 agosto 1999 (il terzo). I tre
racconti brevi, come avverte lo stesso Camilleri
nell’immancabile nota finale, non sono polizieschi in senso stretto, ma storie
incentrate su incontri occasionali (ma straordinari) di Montalbano: nel
racconto apripista, Giorno di febbre, il commissario di Vigàta – che
durante tutta la storia tenta di procacciarsi (senza esito) un termometro per
riscontrare una febbre che pare certa – s’imbatterà in un barbone che è molto
più di quel che sembra; da segnalare anche un omaggio a Un giorno dopo l’altro
del giovin collega Lucarelli, romanzo col quale Montalbano si consola
durante la sua febbricitante avventura. Nel terzo racconto, Un cappello
pieno di pioggia, un Montalbano in trasferta romana ritroverà un vecchio
compagno di scuola a distanza di anni – e purtroppo casualmente farà anche la
sgradita conoscenza del figlio di costui –. Nel quinto racconto, che presta il
titolo a tutta la raccolta, un Montalbano (lui, uomo di mare convinto)
costretto da Livia ad una fastidiosa vacanza tra i monti riuscirà a salvare una
donna in bilico nel vuoto leggendo al contempo nella situazione un latente
omicidio. La paura di Montalbano, innescata dall’impertinente questione
sollevata da un conoscente col vizio della psicologia, consiste proprio nel
calarsi negli abissi dell’animo umano: operazione investigativa di cui
l’impagabile commissario ha sempre fatto a meno per timore di trovare, giunto
in fondo ad uno dei tanti strapiombi esistenziali percorsi nella sua carriera,
uno specchio riflettente la propria faccia. L’ultima raccolta di racconti
dedicata al mitico commissario di Vigàta si distingue dalle precedenti – Un
mese con Montalbano e Gli arancini di Montalbano
– proprio per i tre racconti lunghi, divisi in capitoli e strutturati come
piccoli romanzi, intitolati rispettivamente Ferito a morte, Il quarto
segreto e Meglio lo scuro. Ferito a morte è incentrato
sull’indagine relativa all’omicidio di un usuraio trovato cadavere nella sua
camera dalla giovane nipote Grazia, una figura ottimamente tratteggiata sotto
il versante psicologico e che si rivelerà centrale per l’inchiesta. A giudizio
del PM si tratterebbe di un delitto passionale legato all’ambiente omosessuale,
il milieu dove i vari indizi parrebbero convergere: Montalbano, per niente convinto di questa
soluzione di comodo (una “solenni pigliata per fissa”), troverà lo spunto
decisivo per chiarire il mistero in un detto popolare di paterna memoria;
d’obbligo segnalare uno splendido dialogo telefonico di stampo alfieriano tra Montalbano
e Catarella. Notevole anche Il quarto segreto: l’episodio più articolato
di tutto il libro è aperto da uno strano incubo di Montalbano, causato forse da
una delle sue smodate cene di carvalhiana memoria:
durante l’inchiesta, apparentemente non straordinaria e relativa alla morte di
un muratore albanese caduto da un’impalcatura, il commissario stringerà
un’alleanza sorprendente con Verruso, maresciallo dei
Carabinieri colpito da malattia incurabile ma ben deciso, dignitosamente, a non
voler lasciare casi in sospeso. Nell’indagine Montalbano si avvarrà anche dell’aiuto
di Catarella, il buffo centralinista del commissariato di Vigàta. Meglio lo scuro, il racconto
finale, è invece un’inchiesta sulla falsa riga de Il cane di terracotta:
Montalbano dovrà investigare su un omicidio consumato mezzo secolo prima e che
presenta tutte le caratteristiche deteriori di un romanzo d’appendice, aiutato
al solito dalla sua memoria storica, la maestra paralitica Clementina
Vasile-Cozzo. Sei racconti d’eccezione attraverso i quali il variegato mondo di
Vigàta e dintorni ed i numerosi personaggi di contorno del serial montalbaniano
acquistano in definizione. Una raccolta
avvincente, animata dal consueto ed efficacissimo mélange
italo-siciliano di Camilleri, a tratti inquietante per i realistici squarci di
cronaca nera che affiorano qua e là a colorare le storie.
Andrea Camilleri, La paura di Montalbano, Milano, Mondadori, 2002; pp. 321
Voto
8