La vampa d'agosto
La luna di carta
Privo di titolo
La prima indagine di Montalbano
La presa di Macallè
Il giro di boa
Le inchieste del commissario Collura
Camilleri legge Montalbano
La linea della palma
La paura di Montalbano
Il ladro di merendine in Cd-rom
Il re di Girgenti
L'odore della notte
La scomparsa di Patò
La testa ci fa dire
La gita a Tindari
Gli arancini di Montalbano
La mossa del cavallo
La concessione del telefono
Ormai
il commissario Salvo Montalbano è diventato un eroe nazionale tra letteratura e
piccolo schermo, e Andrea Camilleri
si conferma narratore prodigioso e assai scaltro nell’intrigare ad libitum la
fame sempre copiosa dell’affezionato pubblico. Come succede appunto ne La prima indagine di
Montalbano, l’ultima raccolta di tre racconti inediti dedicata
all’inimitabile commissario di Vigàta che, come si evince fin dal titolo,
presenta il primo, attesissimo spaccato dei primordi investigativi del popolare
personaggio. Che faceva Montalbano da giovane, quando non era ancora
commissario a Vigàta? Era anche allora legato all’inseparabile Livia da
Boccadasse, Genova? Aveva le stesse idiosincrasie e passioni per la buona
cucina e per la lettura? E queste e molte altre questioni finora irrisolte
risponde il racconto centrale, che presta il titolo all’intera
raccolta, in cui il lettore scoprirà la preistoria del commissario più
amato dagli italiani (e non solo, a giudicare dalle già numerose traduzioni
all’estero). Camilleri ci mostra un giovane Salvo Montalbano durante i
controversi anni Ottanta, in un ambiente totalmente diverso ed avverso a lui,
che abbiamo imparato a conoscere come “omo di mare” e fiero di esserlo:
all’epoca il futuro commissario lavora in uno “sperso paisi degli Erei”, a
Mascalippa, in uno sperduto commissariato di un paese sperduto nella Sicilia
profonda, montana e riarsa: un luogo talmente poco a lui ameno che gli ha fatto
passare persino il suo proverbiale gusto per la gastronomia locale e sfiziosa.
Tuttavia ben presto, su iniziativa del suo maestro, il commissario Libero
Sanfilippo, cui deve i trucchi del mestiere, viene promosso a commissario e
trasferito appunto a Vigàta dove trova la
sua famosa casa lungo il mare a Marinella con annessa verandina, che gli
consente mangiate e colazioni profuse di brezza marina, le sue lunghe
passeggiate sulla riva e le amate nuotate, perfino fuori stagione. Il lettore
scoprirà, con suo grande piacere, un Montalbano alle prime armi ma con la sua
particolare tecnica investigativa già abbozzata, e potrà assistere anche alla
sua prima violenta ‘illuminazione’, con la soluzione di un caso stimolata da un
libro di Borges. Solo la fidanzata non è ancora Livia, ma si chiama Mery, è una
sessantottina come Montalbano, conosciuta durante gli anni della contestazione
all’università: sempre una relazione a distanza comunque (Mery infatti insegna
a Catania), per lasciare al commissario spazi liberi di movimento senza i quali
non potrebbe altrimenti respirare. Ne emerge quindi il ritratto dello scapolo
nato fin da giovane, vago delle bellezze femminili senza essere il solito
dongiovanni pronto a cogliere ogni occasione, un tratto che contribuisce non
poco al fascino del personaggio. E’ il Montalbano che i lettori di Camilleri amano
e che, pur invecchiato come nell’ultimo racconto, Ritorno alle origini,
resta fedele a se stesso – libri, buona cucina e (perché no?) lo “sciàuro di
fimmina” – ed ai suoi metodi poco ortodossi per risolvere inchieste che
talvolta neppure sembrano tali: in nessuno dei tre racconti corre sangue, per
quanto, soprattutto in quello d’apertura, Sette lunedì, potrebbe
correrne in quantità se il commissario non riuscisse a risolvere un drammatico
mistero mistico-umano. Numerose le citazioni intertestuali, non solo ad altri
romanzi di autori famosi, ma anche ad altre indagini del commissario, come La gita a Tindari
o Il cane di terracotta. Per chi ama Camilleri e la serie di Montalbano
in particolare, tre racconti assolutamente da non perdere.
Andrea Camilleri, La prima indagine di Montalbano, Milano, Mondadori, 2004; pp. 343
Voto
7/8