La vampa d'agosto
La luna di carta
Privo di titolo
La prima indagine di Montalbano
La presa di Macallè
Il giro di boa
Le inchieste del commissario Collura
Camilleri legge Montalbano
La linea della palma
La paura di Montalbano
Il ladro di merendine in Cd-rom
Il re di Girgenti
L'odore della notte
La scomparsa di Patò
La testa ci fa dire
La gita a Tindari
Gli arancini di Montalbano
La mossa del cavallo
La concessione del telefono
Ormai
Salvo Montalbano, commissario di stanza a Vigàta, più che un personaggio
letterario è diventato una presenza costante dell’immaginario collettivo degli
italiani amanti di fiction seriale (in libreria o sul piccolo schermo),
per certi versi un vecchio amico, di cui riscoprire i tratti caratteristici fin
dal prime pagine dell’ennesimo romanzo firmato Camilleri, ormai assurto a caso
letterario permanente della letteratura italiana contemporanea. Il traguardo
del settimo romanzo della serie è un vero e proprio giro di boa, in perfetto
ossequio del titolo, e ci riconsegna un Montalbano irreversibilmente turbato
dall’atteggiamento eccessivo tenuto dai propri colleghi verso i no global durante il
G8 – l’autore aveva peraltro annunciato che il suo personaggio non avrebbe
potuto restare insensibile ai tragici fatti di Genova –, turbato dalla
situazione politica, rattristato dalle leggi sull’immigrazione ed ormai ben
deciso a dimettersi dalla Polizia. Per scuotersi da siffatto stato d’animo,
nelle prime pagine de Il giro di boa il commissario
Montalbano decide di farsi una bella nuotata, stancandosi al limite delle
proprie forze per dimenticare gli incubi tremendamente realistici di una
pessima nottata: ed è in alto mare, in difficoltà a causa dei crampi, che Montalbano
s’imbatte nell’inchiesta più pesante degli ultimi tempi, finendo casualmente in
collisione con il cadavere di un morto ammazzato in brutali modalità, un
probabile clandestino, assolutamente anonimo e destinato ad essere presto
archiviato come un caso senza vie d’uscita. Anziché amareggiarsi ulteriormente
per l’ennesimo crimine rimasto insoluto e perpetrato ai danni dei più deboli,
l’orribile omicidio dissipa le malinconiche nubi che aleggiano intorno al
“ciriveddro” di Montalbano, ed anzi lo
spinge ad estrarre affannosamente una pista da seguire dai pochi indizi a
disposizione. Solo per scoprire che il morto galleggiante era già morto prima,
per dirla con il mitico Catarella, “il
morto addivintò vivendi e appresso morse nuovamenti addivintando natante”.
Pagina dopo pagina l’inchiesta originaria va sdoppiandosi: Montalbano ritrova
infatti cadavere un bambino disceso da un barcone di immigrati, sfuggito e
riconsegnato dal commissario alla madre, nonostante l’implorante terrore negli
occhi del piccolo. I delitti in apparenza sembrano indipendenti l’uno
dall’altro ma risulteranno accomunati da un fil rouge di affine,
inimmaginabile ferocia. Nel puzzle delle indagini le due inchieste restano
segnate a lungo da misteriose “convergenze parallele”, come le definirà il
protagonista, capace comunque di risolvere l’intricata matassa ritrovando
l’impossibile punto di incontro (una mostruosa rete di commercio umano), ma
costretto perfino a sparare per uccidere per salvarsi la vita. Il giro
di boa, nonostante l’incipit all’insegna della malinconia, ci
riconsegna un Montalbano più pimpante che mai, fortemente disilluso ma ben
deciso a superare con l’azione un presente per lui contraddittorio e segnato da
una sempre più diffusa decadenza di valori. Il romanzo narrativamente è
intrigante secondo consuetudine, anche perché il commissario di Vigàta – nonostante
l’aiuto attivo dei colleghi Augello, Caterella, Fazio e della spericolata (e
bellissima) “svidisa” Ingrid – continua spesso a lasciarsi trasportare dalla
sua vocazione di sbirro solitario, finendo talvolta anche per perdere il filo
delle indagini, salvo compiere all’improvviso miracolosi balzi investigativi
(spesso punteggiati da sonori nitriti). Nella consueta nota finale Camilleri
svela le fonti dei (tragici) dati sull’immingrazione clandestina dei minori e
del curioso caso dell’uomo che morì due volte: la realtà, anche in letteratura,
spesso riesce tristemente a superare la fantasia. L’ennesima chicca della
serie.
Andrea Camilleri, Il giro di boa, Palermo, Sellerio, 2003; pp. 272
Voto
7½