City
Next
Senza sangue
Il
sottotitolo di Next definisce l’ultima fatica
di Alessandro Baricco come un “piccolo libro sulla globalizzazione e sul
mondo che verrà” ma, più che dirci quale esattamente sia il signicato (o i
molteplici significati) del suo oggetto di ricerca, lo scrittore torinese con
molta umiltà cerca di capire (lui per primo) origini, dimensione, portata ed
aspetti nascosti del fenomeno. Il volume raccoglie quattro lunghi articoli
dedicati al tema della globalizzazione, scritti dall’autore di Oceano mare,
Seta e City all’indomani
dei tragici fatti del G8 di Genova, pubblicati su “Repubblica” e riediti
appunto in Next con qualche rimaneggiamento e l’aggiunta di
un’interessante sezione finale di bonus tracks, sorta di note di
approfondimento. Baricco, classe 1958, si è avvicinato ad una delle tematiche
più dibattute del momento con lo stato d’animo di chi, come molti altri, ha
trascurato la globalizzazione e gli argomenti ad essa correlati e, dopo la
scossa emotiva dell’anno scorso, ha avvertito un colpevole disagio, scegliendo
di tentare almeno di tratteggiare i contorni del complesso fenomeno, perché non
è mai troppo tardi per provarci. Il libro, oltre ad un
successo di pubblico superiore alle aspettative, ha innescato molte polemiche a
livello critico, ma è doveroso riconoscere a Baricco di aver dato un lodevole
esempio di onestà intellettuale: Next affronta il tema di riferimento
dall’ottica del neofita dichiarato e preoccupato di inquadrare il problema nei
giusti termini, facendo chiarezza sui propri dubbi in proposito. A prescindere
dall’assoluto rigore dei concetti che Baricco va enucleando
pagina dopo pagina, l’interesse del volume è risposto forse proprio nel suo
metodo di ricerca, caratterizzato da un linguaggio scarno ed essenziale, non
tanto per il vezzo di svelare ardue verità ad un pubblico di non iniziati,
quanto invece perché, affrontando un campo a lui stesso non congeniale, è
l’autore stesso a sentire il bisogno di procedere fissando concetti base: alla
fine, esaurito questo percorso maieutico, più che il tragitto, si ricorda
appunto il metodo dell’approccio utilizzato, la via indicata insomma. La rotta
d’avvicinamento scelta da Baricco punta sui numerosi pseudo-dogmi circolanti in
materia di globalizzazione – gli isolatissimi monaci tibetani che navigano
nella Rete, la Coca Cola o le Nike che si trovano ovunque, la possibilità di
comprare azioni on line o qualunque altra cosa – per smontarli uno ad uno e
chiedersi: se in fondo pochissimi acquistavano libri o titoli in rete, se i
monaci tibetani non erano affatto netsurfers, se in India la Coca Cola
si trova, ma solo a beneficio dei turisti o dei ricchi locali, allora perché
c’era bisogno di veicolare simili informazioni? Perché dare l’idea che la globalizzazione
fosse l’ultima frontiera, il futuro che è già qui, ciò da cui non si può più
prescindere? Forse perché la proiezione fantastica di nuove sterminate
frontiere economiche, se considerata reale, finirà per divenire reale ed
indispensabile. Il progresso è stato finanziato dai detentori dei grossi capitali,
desiderosi di creare una nuova frontiera, gli artefici del treno diretto verso
l’ultimo West possibile, ovvero il West virtuale. Chiaramente i costi umani
fanno parte del gioco ed il progresso, la cosiddetta Best Next Thing, implica
vittime sacrificabili: secondo Baricco i
no-global sono quei pionieri del nuovo millennio saltati giù dal treno perché
si erano accorti che la meta non era più eticamente condivisibile.
Alessandro Baricco, Next, Milano, Feltrinelli, 2002; pp. 90
Voto
7½
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