La vampa d'agosto
La luna di carta
Privo di titolo
La prima indagine di Montalbano
La presa di Macallè
Il giro di boa
Le inchieste del commissario Collura
Camilleri legge Montalbano
La linea della palma
La paura di Montalbano
Il ladro di merendine in Cd-rom
Il re di Girgenti
L'odore della notte
La scomparsa di Patò
La testa ci fa dire
La gita a Tindari
Gli arancini di Montalbano
La mossa del cavallo
La concessione del telefono
L'ultima
fatica di Andrea Camilleri si iscrive nel
corposo filone del romanzo storico, non a caso l'autore siciliano
nell'immancabile nota conclusiva precisa che Privo di titolo ha preso spunto da due fatti di cronaca realmente
accaduti: l'assassinio di un giovane fascista, ucciso nel 1921 per errore da un
compagno di squadraccia durante una ronda punitiva notturna - omicidio di cui
venne incolpata la vittima del caso, il comunista Michele Ferrara -, e la
costruzione della fantomatica città di Mussolinia, eretta nel bel mezzo dei
boschi insulari quasi come surreale scenografia del set di un film che non sarà
mai girato, ma 'reale' almeno su carta. Due soggetti semplici e didascalici,
senza dubbio, ma nelle mani di Camilleri diventano i capisaldi di un'eterogenea
partitura ad orologeria: come ne La scomparsa di Patò
il romanzo vive infatti dell'alternanza tra parti narrative e documenti
ufficiali degli inquirenti, lettere dei protagonisti ed articoli dei giornali
dell'epoca - frutto dell'ingegneria scrittoria di Camilleri, impeccabile nel
ricostruire a tavolino i roboanti toni della retorica fascista -. Privo di titolo risulta
degno d'interesse anche per la molteplicità di prospettiva cinematografica
attraverso cui Camilleri rilegge il fattaccio di sangue al centro del romanzo,
rianalizzandolo dai punti di vista diversificati dei testimoni. Dopo l'agguato
notturno ai danni della vittima designata al suolo resterà il corpo senza vita
di uno degli aggressori, ucciso in mischia da mano amica: le camice nere locali
non perderanno l'occasione per imbastirvi sopra un'ipocrita commedia degli
equivoci concepita ad hoc per regalare alla Sicilia il primo martire
fascista morto nell'eroico tentativo di soffocare l'ideale bolscevico,
togliendo di mezzo al contempo un pericoloso avversario - che, neanche a dirlo,
resterà stritolato nel perverso meccanismo della macchinazione politica: pur
assolto dal tribunale con il grande disappunto del locale governo fascista, il
protagonista venne infine confinato, in quanto bolscevico e nemico della patria
-. Per certi versi, mutatis mutandis,
questa vicenda giudiziaria realmente accaduta ricorda l'incendio doloso del Reichstag a Berlino il 27 febbraio
1933 di cui i nazisti accusarono i capi comunisti tedeschi, che però furono
assolti, dal momento che un loro coinvolgimento nella vicenda non poteva essere
dimostrato nonostante la forte pressione del governo nazista. Il sospetto
(benché mai dimostrato) che fossero stati gli stessi nazisti ad appiccare
l'incendio, fu espresso già all'epoca. Leggendo questo giallo 'storico', il
lettore si rende inevitabilmente conto della mistificazione della storia, la
cui 'verità' viene stabilita dai vincitori del momento anche contro ogni prova
evidente dei fatti - tema quanto mai scottante al giorno d'oggi -. Anche per
tale motivo, e non solo per la suspense
insita nel giallo, Privo di titolo lascia veramente il lettore senza
parole. Il solito Camilleri da
leggersi tutto d'un fiato, con una dolceamara lezione di revisionismo storico
che molto fa riflettere.
Andrea Camilleri, Privo di titolo, Palermo, Sellerio, 2005; pp. 301
Voto
8/9