La vampa d'agosto
La luna di carta
Privo di titolo
La prima indagine di Montalbano
La presa di Macallè
Il giro di boa
Le inchieste del commissario Collura
Camilleri legge Montalbano
La linea della palma
La paura di Montalbano
Il ladro di merendine in Cd-rom
Il re di Girgenti
L'odore della notte
La scomparsa di Patò
La testa ci fa dire
La gita a Tindari
Gli arancini di Montalbano
La mossa del cavallo
La concessione del telefono
Alla
fine Montalbano morirà, come paventato di recente da Camilleri in occasione del suo
ottantesimo compleanno? O forse no? E’ il dubbio implacabile che assilla
il lettore che inizia a sfogliare l’ultima fatica dello scrittore di Porto
Empedocle, La vampa d’agosto che, come ogni romanzo del ciclo
di Montalbano,
si fa leggere con ansia e suspense crescente dalla prima
all’ultima pagina. Nella puntata precedente, La luna di carta,
avevamo osservato il più
famoso commissario d’Italia per lungo tratto stritolato nella
‘morsa’ di due avvenenti fimmine trentine che avevano messo
a dura prova il suo essere masculo siculo, ma alla fine era comunque
riuscito a liberarsi dall’insidiosa rete orditagli attorno. Stavolta,
vuoi per il caldo che imperversa in Sicilia di agosto – il caldo è
il vero protagonista del romanzo, in ossequio al titolo –, vuoi per gli
anni che incalzano sempre più avvicinandolo alla vecchiaia ed
all’inefficienza, il buon
Montalbano si trova in una spiacevole situazione di vertigine emotiva,
dovendo decidere se cedere o meno alle evidenti avances di una splendida
studentessa di medicina di soli ventidue anni, Adriana Morreale, sorella
gemella di un’adolescente rimasta vittima, anni addietro, di un efferato
reato a sfondo sessuale. Omicidio peraltro riesumato assolutamente per caso,
nel piano abusivo interrato sotto la villetta che il commissario di Vigàta ha
preso in affitto per gli amici della fidanzata Livia da Boccadasse, Genova,
villetta che ben presto comincia ad essere infestata da stranissime
‘piaghe’ per rivelare infine un appartamento nascosto con tanto di
baule contenente cadavere non identificato di giovane donna accuratamente
avvolto nel nylon. Montalbano tentenna – ripetendosi spesso che,
dall’alto
dei suoi cinquantacinque anni, potrebbe essere il padre della ragazza – e
ci lascia bruciare di curiosità fino alla fine, quando sarà lui a
dover scoprire amaramente di essere stato mosso ad arte come un pupo, seppure
da una bellezza rara che gli ha indotto il ricordo di una nota poesia di
Pessoa. Ne La vampa d’agosto Camilleri
delinea magistralmente l’attuale fragilità psicologica di un
protagonista che si sente invecchiare e non riesce più ad orientarsi in
una realtà in cui le leggi sembrano fatte apposta per tutelare i
delinquenti – evidenti le
allusioni alla realtà politica italiana attuale, come accade sempre di
più negli ultimi suoi romanzi –. Se mai ce ne fosse stato bisogno,
l’autore
siciliano dimostra, esprimendolo addirittura in un commento metanarrativo
(alla faccia dei suoi detrattori), che i suoi gialli in genere intendono essere
più di un gioco enigmistico in cui, in fondo, conta solo indovinare
l’assassino, bensì un j’accuse sempre più
esplicito nei confronti della realtà socio-politica italiana attuale,
tra mafia, politici corrotti e imprenditori edilizi senza scrupoli, in cui la
giustizia sembra sconfitta, togliendo la ragione d’essere a un
commissario quasi ‘antiquato’ nei suoi ideali come Montalbano.
Come in tutti i romanzi del ciclo, si comincia a leggere a basso ritmo con
l’intento di dilatare il più possibile il piacere del testo,
sempre sperando di non tenere fra le mani l’ultimo
prodotto della contagiosa serie…
Andrea Camilleri, La vampa d’agosto, Palermo, Sellerio, 2006, pp. 271
Voto
8
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