Fabrizio e Nicola Valsecchi – Giorni di neve, giorni di sole, 2010
Fabrizio e Nicola Valsecchi – B. e gli uomini senz’ombra, 2004
Fabrizio e Nicola Valsecchi – La chiromante. Una profezia, 2002
"Abbiamo l'aria di italiani d'Argentina, ormai certa come il tempo che farà e
abbiamo piste infinite, negli aeroporti d'Argentina, lasciami la mano che si va”.
Cantava Ivano Fossati in “Italiani
d’Argentina”. Dell’argomento trattano anche Fabrizio e Nicola
Valsecchi nel loro “Giorni di neve, giorni di sole” pubblicato nel
2010 dalla Casa Editrice Marna. E lo fanno con una
narrazione che strappa le lacrime, che lascia solchi profondi nelle coscienze, che
fa sorgere interrogativi in chi legge e si trova a condividere idealmente con
il protagonista il suo viaggio di ritorno verso una patria idealizzata, amata, anche
se mai rimpianta.
Dopo due
romanzi che si insinuavano con originalità nel mondo della fantasy ("La Chiromante" - 2002
e "B. e gli uomini
senz'ombra" - 2004) i gemelli cernobbiesi Fabrizio e Nicola
Valsecchi si concentrano su una storia vera e narrano con grande efficacia, con
uno stile piacevolmente asciutto l’epopea di Alfonso Dell’Orto,
emigrato nel 1935 in Argentina, che fa ritorno al suo paese natale, Piazza Santo Stefano
(frazione di Cernobbio) dopo 70 anni. Non si tratta di un semplice tornare a
casa, ma di un percorso iniziatico che lo fa sentire di nuovo accanto alla
figlia scomparsa, come tanti nella sciagurata stagione dei desaparecidos
Argentini, quello della dittatura, che dal 1976 al 1983 ha lasciato scomparire migliaia
di giovani e altri individui (30.000 persone scomparse) invisi al regime. “Giorni
di neve, giorni di sole” si apre con la prefazione del premio Nobel per
la Pace 1980 Adolfo Perez
Esquivel e la postfazione de segretario generale del Tribunale
Permanente dei Popoli Gianni Tognoni.
Questo lavoro,
scritto, come i precedenti, a quattro mani, non propone semplicemente una
critica sferzante, stile “Garage Olimpo” alle
vicende buie argentine, ma affronta le difficoltà (i giorni di neve) e i
momenti di speranza (i giorni di sole), analizzando in qualche modo la nostra emigrazione,
facendo riferimento all’Italia del passato, che sembra così
lontana dal nostro presente di paese poco tollerante verso chi viene da noi in
cerca di fortuna o solo per tentare una vita meno grama. Al centro del racconto
c’è il valore della famiglia e, alla fine la voglia, dopo una vita
felice (fino a un certo momento) in un altro paese, di ritrovare le proprie
radici, di riscoprire i profumi, i colori della propria terra. Un viaggio nella
memoria, emozionante, commovente e ricco di sincero pathos.
Voto
8 ½