Simonetta Agnello Hornby
La monaca
L'amore e la vita ai tempi del Regno delle Due Sicile
Feltrinelli Editore. Collana I narratori, 304 pagine, prezzo di copertina 17 €, ISBN: 9788807018237
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Sono una Sicilia e una Napoli d’antan, luoghi
ricchi di tradizioni e di rituali, a far da sfondo alla vicenda narrata da Simonetta
Agnello Hornby in “La monaca”, un affascinante libro pubblicato da Feltrinelli nel 2010, in cui emergono gli usi e i costumi della
società ottocentesca in un Sud Italia sicuramente più a suo agio con se stesso, più facoltoso, di quello contemporaneo.
Ma non per questo più attento alla condizione femminile. Il libro inizia il 15 agosto 1839, a Messina, in casa del maresciallo don Peppino Padellani di Opiri, mentre fervono i preparativi per la festa dell’Assunta. La protagonista, la tredicenne Agata, figlia di don Peppino e della marescialla donna Gesuela vive i palpiti irruenti del suo primo intenso amore giovanile, ma sarà presto la società a irrompere nella sua vita, con le sue regole, con le sue delusioni,
con i suoi sfarzi di facciata e una realtà in cui i non predestinati faticano moltissimo a realizzare la proprie ambizioni. Anche
in amore. Certo la famiglia ci mette del suo e Agata dovrà passarne di tutti i
colori prima di riuscire a vivere la vita che vuole, ma quello che è in evidenza in ogni pagina e che affascina il lettore è
un affresco ben delineato di come si viveva ai tempi nel Regno delle Due Sicilie.
Simonetta
Agnello Hornby, nata a Palermo e residente dal 1972 a Londra, che conosciamo come
brillante autrice di romanzi di successo, come La Mennulara
(2002) e Vento scomposto
(2009), con “La monaca” non ci conduce infatti per mano solo attraverso una
storia rosa contrastata, ma attraverso una vera e propria epopea dell’universo
femminile e claustrale ottocentesco. Poco importa se il lettore, sin dal titolo
(e dalla lista dei personaggi presentati in avvio di narrazione) si accorge subito
che la ragazzina diventerà monaca contro la sua volontà. La suspense abita nei
particolari, nel modo in cui la Agnello
Hornby ci narra di questa travagliata non
vocazione che si trasforma in una formazione di vita e spirituale, in
un’esperienza se non proprio positiva, alla fine necessaria per consentire a
una donna del sud, ai tempi dei Borboni, di affrontare una vita indipendente. Agata
si trasforma in suor Maria Ninfa e cresce sotto gli occhi affettuosi della zia
badessa: il silenzio, lo studio e la disciplina che pratica nel monastero benedettino di San Giorgio Stilita fortificheranno questa ragazza mai doma, che fiorisce e si fortifica anche dal punto di vista dell’istruzione, mentre la società delle convenzioni impedisce a ogni donna una vita libera. Non sarà insomma un romanzo di arti marziali o di cappa e spada, ma le avventure i colpi di scena non mancano. E con queste le riflessioni sul come si viveva allora, sui giochi di potere, sul decadimento della nobiltà, sull’arrembante stile di vita della borghesia, sui compromessi e i giochi di potere che si celano dietro la comunità monastica. Fra le pagine più significative quelle dedicate all’offerta di sfincione (piatto povero ma sfizioso di tradizione palermitana) e quelle che
parlano della festa dell’Assunta (con i bambini veri a fare da angioletti appesi sul carro della processione), ma in definitiva ogni pagina del romanzo è ricca di particolari e riferimenti che, meglio di un testo storico ci
forniscono l’esprit du temps. Lo stesso che Agata - Maria Ninfa vive tumultuosamente, cercando con determinazione una strada possibile alle sue giuste aspirazioni. Di cuore, ma soprattutto di vita.
Voto
8
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