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  18/04/2024 - 20:07

 

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La "lingua" di Andrea Camilleri
Un intrigante mélange italo-siciliano
L'ultimo fenomeno letterario nazionale

 




                     di Wolfgang Cecchin


La vampa d'agosto
La luna di carta
Privo di titolo
La prima indagine di Montalbano
La presa di Macallè
Il giro di boa
Le inchieste del commissario Collura
Camilleri legge Montalbano
La linea della palma
La paura di Montalbano
Il ladro di merendine in Cd-rom
Il re di Girgenti
L'odore della notte
La scomparsa di Patò
La testa ci fa dire
La gita a Tindari
Gli arancini di Montalbano
La mossa del cavallo
La concessione del telefono


Le avventure del commissario Montalbano descritte da Camilleri discendono letterariamente da "Quer pasticciaccio brutto de via Merulana" di Carlo Emilio Gadda.

In Camilleri, come in Gadda, c'è un mescolarsi di stili e di registri, e c'è il dialetto che reclama la sua autonomia. Ma con una differenza sostanziale: Camilleri è un Gadda addomesticato, il suo siculo è siculo soltanto in apparenza; infatti pur introducendo qualche termine dialettale (facilmente comprensibile) la sostanza della lingua (con le strutture che ci sono alla base) rimane quella dell'italiano standard. E c'è un'altra notevole differenza: se in Gadda i registri linguistici sono veramente molteplici, in Camilleri invece c'è invece una fondamentale identità stilistica tra il modo in cui il narratore descrive e il modo in cui si esprime il personaggio di Montalbano. Il registro qui è unico, e i due personaggi (il narratore e il commissario) anche se distinti, potrebbero essere la stessa persona.

C'è poi la figura del commissario, con tutti i suoi difetti che lo rendono umano (una certa irascibilità, la passione per il cibo, i problemi familiari), e che lo avvicinano concettualmente ad altri "commissari umani": uno per tutti, il Simenon di Maigret.

È da questa sicilianità addomesticata e questa umanità di Montalbano che proviene il grande consenso del pubblico, ed è proprio questo suo stile che rende i romanzi di Camilleri così piacevoli.

Nella "gita a Tindari" (ultimo romanzo di Camilleri della serie Montalbano) il mondo della Sicilia, che tutto sommato si può definire tradizionale (con il dialetto, la mafia, i pellegrinaggi...), viene qui accostato a una realtà nuova e stridente: una società a delinquere informatizzata e organizzata tramite Internet. E nell'accostamento di queste due realtà antitetiche il romanzo acquista un fascino tutto particolare, che si rivela nella conclusione: gli ulivi nodosi e il profumo del mare, e in definitiva il mondo di Montalbano, viene contrapposto al mondo freddo, calcolato e calcolatore dei bytes.

Voto 8 

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