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Spider-Man - Recensione
Nella Tela del Ragno
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Sam Raimi e Spider-Man
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Spider-Man: il film a fumetti
Il vostro amichevole Uomo Ragno di quartiere
Ultimate Spider-Man
L'Uomo Ragno: 11 settembre 2001
Ultimate Spider-Man Special
L'Uomo Ragno Speciale Estate 2002
Spider-Man: Blue
Per
lo spettatore comune, che dell’Uomo Ragno non ha mai letto neppure
un’avventura, visionare Spider-Man
di Sam Raimi costituirà probabilmente la scoperta di un universo fantastico di sorprendente
complessità e dall’ambientazione molto realistica. Il primo elemento di
diversificazione rispetto alle origini dell’arrampicamuri, datate 1962 e
firmate Lee-Ditko, consiste nel ragno che innesca la mutazione di Peter Parker:
non più un ragno morente per contaminazioni radioattive ma, più in accordo con
l’attualità scientifica, un ragno mutato geneticamente per assemblare le
caratteristiche di diverse specie di aracnidi – peraltro sulla falsa riga della
rilettura contemporanea delle origini del tessiragnatele realizzata dallo
sceneggiatore Brian M. Bendis nella ragno-collana più recente, ovvero “Ultimate Spider-Man”
–. Tra i nuovi poteri ‘naturali’ che il giovane Parker scopre di possedere –
superforza, premonizione dei pericoli, agilità sovrumana, aderenza alle
superfici – c’è anche la capacità di produrre ragnatele dai polsi, diversamente
dalla serie a fumetti in cui Peter, scienziato in erba fin dall’adolescenza,
aveva sintetizzato chimicamente un adesivo che utilizzava tramite
lanciaragnatele da polso: sembrerà un particolare di poco conto, ma nel corso
della carriera dell’Uomo Ragno molte volte l’esaurimento delle capsule dei lanciaragnatele
ha finito per rivelarsi un elemento drammatico aggiuntivo per le avventure di Spidey.
Se mancano i lanciaragnatele, c’è invece un costume che rilegge correttamente
la versione fumettistica: Peter in fase di progettazione ne realizza alcuni
schizzi degni di un professionista, anche perché li ha realizzati il
disegnatore Phil Jimenez. Il film di Raimi, focalizzandosi sui primordi del
personaggio, descrive Peter Parker esattamente per quello che è, ovvero un
tipico esponente della cerchia dei nerds dei colleges americani:
in una parola il classico studente sfigato, perdutamente innamorato (e dalla
prima elementare!) dell’altrettanto classica bellezza della porta accanto,
ovvero la favolosa Mary
Jane Watson, sua vicina di casa da sempre nonché la ragazza più “in” della
scuola (chiaramente Peter non ha mai trovato il coraggio per dirle una parola).
Nella realtà... del fumetto (scusate l’ossimoro) le cose non stanno esattamente
così, il che è perfettamente ovvio, considerando che lo sceneggiatore David
Koepp ha dovuto sintetizzare in una sola storia quattro decadi di continuity
ragnesca e, quindi, semplificare: la prima ragazza di Peter Parker fu Betty
Brant, che in Spider-Man s’intravede
per pochissimo, la timida segretaria del direttore del “Daily Bugle” J.J.
Jameson. Si trattò di una relazione piuttosto breve, comunque: poco dopo Peter
fu costretto a conoscere la famigerata Mary Jane Watson, costretto perché il
loro primo incontro fu organizzato come una sorta di appuntamento al buio dalla
zia May e da Anna Watson, zia di M.J. che accolse Peter con la storica frase:
“Ammettilo tigrotto, stavolta hai fatto centro!”. M.J. non divenne la ragazza
di Peter ma ne sarebbe divenuta la storica sposa oltre trent’anni dopo (ma la
cronologia dei fumetti è molto più dilatata rispetto alla realtà): il primo
amore di Spider-Man
da liceale sbocciò poco tempo dopo con l’indimenticabile Gwen Stacy, figlia (di
lì a poco orfana) del commissario Arthur Stacy, che scoprì l’identità segreta
di Parker. Oltre allo zio Ben, ucciso dal (primo) ladro che Spidey si lasciò
scappare per indifferenza, fu proprio Gwen una delle prime co-protagoniste
della serie a perire per mano di uno degli avversari dell’Uomo Ragno, ovvero
Goblin, che ne provocò la morte gettandola dal ponte di Brooklyn. La scena, mutatis
mutandis, è stata adattata anche nella trama di Spider-Man: al contrario della fonte
fumettistica, nel film Peter
Parker riesce a salvare Mary Jane, mentre Goblin in versione metalizzata
finisce la sua carriera criminale esattamente come nel fumetto, ovvero trafitto
dal suo aliante ultratecnologico. Altra curiosità è relativa alla scena
conclusiva, in cui Peter si allontana da una M.J. infine sentimentalmente corrispondente:
oltre alla frase dello zio eletta a monito del suo operato supereroistico (da
grandi poteri derivano grandi responsabilità), un’altra caratteristica tematica
costante dell’Uomo Ragno è infatti quella di perdere anche quando vince, in
ossequio alla sfortuna che continua a bersagliarlo anche dopo aver acquisito i
suoi stupefacenti poteri – che gli consentono di compiere azioni eroiche
puntualmente stravolte dalla stampa, e per le quali finisce sempre per mettere
in pericolo i suoi cari –. Per quanto riguarda l’ambientazione Raimi
è andato sul sicuro, ritoccando digitalmente qua e là il naturale scenario
delle spettacolari imprese del nostro eroe, cioè i grattacieli di Manhattan. In
tale contesto mancano le Twin Towers che un anno fa
costituivano parte integrante nel trailer e sono scomparse in fase di
post-produzione digitale in seguito alla tragedia dell’11 settembre 2001:
le torri sono state lasciate in una sola inquadratura, come omaggio postumo,
riflesse fugacemente nelle lenti di Spider-Man. Perfette nel complesse le
scelte attoriali: spiccano ovviamente le prove dei tre protagonisti Tobey Maguire/Peter
Parker, Kirsten Dunst/M.J.
Watson e Willem Dafoe/Norman
Osborn, ma non sfigurano neppure i personaggi di contorno, in particolare Cliff
Robertson nei panni di Ben Parker e J.K. Simmons in quelli del vulcanico J.
Jonah Jameson. L’ultima nota la riserviamo ad un dettaglio squisitamente
lessicale: nel film vari personaggi descrivono l’arrampicamuri come
“stupefacente”, in perfetto accordo col titolo completo della serie madre del
personaggio (ovvero “Amazing Spider-Man”), ma nessuno usa l’aggettivo
“spettacolare”, il secondo epiteto più utilizzato in ambito fumettistico. A
prescindere dallo straordinario successo di pubblico riscontrato in tutto il
mondo, Spider-Man è solo il primo tassello della saga saga
cine-fumettistica dedicata all’arrampicamuri, sulla scia di quelle dedicate a
Superman ed a Batman, personaggi targati DC Comics, mentre la Marvel ha già in
produzione il sequel di X-Men, un film
dedicato all’incredibile Hulk ed un altro
a Devil, l’uomo senza paura. Vedremo...
Spider-Man, regia di Sam Raimi, con Tobey Maguire, Willem Dafoe, Kirsten Dunst, James Franco, Cliff Robertson, J.K. Simmons; fantastico/azione; Usa; 2002; C.; dur. 2h e 1'
Voto
7½
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