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Chi è l'Uomo Ragno? E' il supereroe più famoso nella storia dei comics, secondo solo a Superman, forse anche a Batman, in ogni caso l'unico in cui ci si possa davvero identificare, dunque il più amato. Clark Kent è un alieno, Bruce Wayne un annoiato miliardario. Peter Parker invece è uno squattrinato studente, che diventerà poi uno squattrinato ricercatore universitario, con una vita incasinatissima, piena di lutti e di disgrazie che, almeno in parte, ha contribuito a far accadere. Un fumetto che, a leggerlo, esalta e intristisce al tempo stesso. Peter Parker, anche quando vince, perde. Lui e il suo alter ego sono in perenne lotta per costruire un equilibrio, una convivenza impossibile.
Sam Raimi leggeva l'Uomo Ragno, lo amava e si vede. C'è, in questa trasposizione su pellicola, tutta la sensibilità e la delicatezza che ogni vero fan dell' Arrampicamuri mette - o ha messo (i suoi primi fan oggi sono cinquantenni!) - nello sfogliare il giornalino: l'attenzione, cioè, a non sgualcirlo, a non strapparne le pagine. Questo, guardando il film, è ciò che più commuove: Raimi ha lottato e ha fatto scelte coraggiose. Ha ottenuto il vecchio buon costume rosso-blu, senza adattamenti o modernizzazioni di sorta (in un primo tempo si pensava addirittura ad un elmetto, al posto della maschera…); si è battuto per avere Tobey Maguire, scelta azzeccatissima, al di là della questione puramente accademica della "somiglianza fisica", perché qui c'è, in vero, un'incredibile identità psicologica: mi riferisco con questo alle qualità specificamente attoriali di Maguire, quelle che sono emerse nei suoi film precedenti; soprattutto, Raimi ha piegato gli effetti speciali a un uso puramente funzionale, e dunque mai virtuosistico, virtualeggiante, eccedente, della storia e del personaggio. Se mai ci fossimo chiesti, leggendo il fumetto, quali siano esattamente i movimenti del Tessiragnatele, quando svolazza tra i grattacieli di New York, che tipo di fluidità ricaveremmo da una visione rapida e in successione di tutte le vignette, come fossero fotogrammi… ebbene, ora lo sappiamo: un volo scomposto, spericolato, paradossale, eppure elegante, liberatorio, possente. Perché non dimentichiamolo: se Peter Parker è un giovane timido, insicuro e introverso, il suo super-io (in senso supereroistico ma anche psicoanalitico) è una vera forza della natura, pericolosamente vicino alla nozione di "mostro" (esattamente ciò che egli teme costantemente di diventare, di essere diventato). Anche per questo la storia dell'Uomo Ragno può essere letta come una delle migliori metafore sull'adolescenza: paura della diversità, della non accettazione da parte degli altri e, al contempo, un tentativo di imporre la propria personalità, non tanto attraverso il confronto con gli altri, quanto attraverso il contrasto e la lotta.
Voto
8