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Far East Film7
Hong Kong & Cina
Una vitalità mutevole
Dal 22 al 29 aprile 2005 - Teatro Nuovo e Visionario, Udine

 




                     di Matteo Merli


Far East Film7: presentazione del festival 2005
Far East Film7: Hong Kong & Cina
Far East Film7: Corea del Sud
Far East Film7: Giappone


Il cinema di Hong Kong e quello della Cina, non sono facilmente confrontabili, anche se oramai la vicinanza geopolitica è oramai cosa fatta. C’è da dire che Hong Kong non ha più una produzione massiccia di film come gli anni passati, ma continua ad essere un bacino esauriente di sorprese; mentre la Cina si sta affacciando massicciamente sull’occidente, sia come potenza economica che di costume, garantendo una mutazione all’interno della percezione visiva della realtà nella società cinese. Non resta che aspettare una osmosi cinematografica tra questi due imperi del visibile, ed attendere eventuali sviluppi. Partendo da Hong Kong, abbiamo avuto una conferma dal film di Derek Yee, che con One nite in Mongkok ci riporta dentro le strade di uno dei quartiere più popolati della città, per seguire una forsennata corsa di due reietti ( una prostituta e un killer venuto dalla provincia cinese ) in una notte di sangue, dove il destino prende il sopravvento e rimango le tracce spezzate di vite quotidiane, intessute di sofferenza e riscatto. Crazy n’ city di James Yuen, racconta la vita urbana di una giovane poliziotta, Manly, che viene messa in servizio con il partner disilluso Chris, di pattuglia nelle strade caotiche di Wanchai. I loro percorsi esistenziali si intrecceranno con quelli di un architetto con turbe psicologiche (interpretato egregiamente da Francis Ng), disegnando con tocco lieve i risvolti agrodolci che la vita riserva, appuntandosi su una sceneggiatura scorrevole e personaggi a tutto tondo. Veramente deludente Beyond our Ken di Pang Ho-cheung, intessuto sui risvolti amorosi di due ragazze che iniziano a dubitare delle reali intenzioni dell’uomo che loro amano, Ken, a causa di alcune foto compromettenti. Una commedia acida che mette in luce la reale malignità d’essere delle due protagoniste, che per raggiungere il loro scopo non si fanno scrupoli; peccato per l’assunto greve si cui si basa la storia e la scarsa propensione del regista nell’animare una commedia che arranca miseramente dopo venti minuti, colpevole una sceneggiatura sciatta.

Dispiace liquidare in poche parole l’ultima pellicola dell’amato Johnnie To, che con Yesterday Once More, ci presenta alcuni stralci di Udine, visto che anche il Far East Film hanno dato una mano al regista per le location. Serata dedicata all’evento, con la sala stracolma di gente, per questo raccontino di due ladri eleganti che si rincorrono tra Hong Kong e Udine, appare più un regalo allo staff del festival che un opera sentita. To ci ha abituati a queste, e alterna sempre i suoi film personali, come i noir, a commedie insapori e incolori, purtroppo quest’ultima si è rilevata soporifera, senza un briciolo di inventiva. Comunque aspettiamo il grande To con Election, nuovo gangster movie, che saprà entusiasmare il pubblico dei fedelissimi. Dalla Cina possiamo raccogliere la seconda prova della regista e attrice Xu Jinglei, che riporta sul grande schermo il romanzo Lettera da una sconosciuta da Stefan Zweig, e lo fa riproducendo uno stile fiammeggiante con la voce fuori campo come elemento narrativo, confezionando un film di elegante formalità, ma privo di spessore e ricerca visiva. Letter from an unknown woman, dimostra le grandi doti dei due attori, da una parte il divo cinese Jiang Wen e dall’altro Xu Jinglei, che si appresta a diventare una delle nuove dive del cinema orientale.

La vera sorpresa del festival è arrivata dalla prima pellicola del direttore della fotografia Gu Changwei, omaggiato dal festival attraverso la visione di Sorgo Rosso e Addio mia concubina e che qui a presentato Peacock dopo il successo ottenuto all’ultimo festival di Berlino, dove si è aggiudicato l’Orso d’Argento. Il film narra tre storie consecutive, viste dal punto di vista di uno dei tre fratelli. La sorella ( la rivelazione Zhang Jingchu ) non sopporta la vita incolore nella sua famiglia, e quando ne ha l’occasione sposa un uomo che non ama per uscire di casa. Il fratello maggiore è mentalmente handicappato, ma il suo atteggiamento candido lo connota come un personaggio positivo, mentre il fratello minore è un sognatore che non vede uno sbocco per il futuro e si riduce a essere un povero nullafacente, incapace di trovare uno scopo nella vita. Un ritratto impietoso di una famiglia, che non è altro che il covo di una disgregazione inevitabile, dimostrando la fallacità di ogni nucleo sociale, incapace di placare un profondo malessere che alberga nell’essere umano. Un opera di inusitata bellezza, che stupisce per la maturità d’intenti del regista, capace di esprimere momenti di cinema che lasciano senza fiato. Inaspettato premio del pubblico, che speriamo diventi un trampolino di lancio per una eventuale distribuzione italiana. Tirando le somme, sicuramente la Cina e Hong Kong sapranno trarre profitto dal loro passato cinematografico, per regalarci in futuro immagini ammalianti.

Voto 7- 

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