Far East Film7: presentazione del festival 2005
Far East Film7: Hong Kong & Cina
Far East Film7: Corea del Sud
Far East Film7: Giappone
Il cinema di Hong Kong e quello della Cina, non sono
facilmente confrontabili, anche se oramai la vicinanza geopolitica è oramai
cosa fatta. C’è da dire che Hong Kong non ha più una produzione massiccia di
film come gli anni passati, ma continua ad essere un bacino esauriente di sorprese; mentre la Cina si sta affacciando
massicciamente sull’occidente, sia come potenza economica che di costume,
garantendo una mutazione all’interno della percezione visiva della realtà nella
società cinese. Non resta che aspettare una osmosi cinematografica tra questi
due imperi del visibile, ed attendere eventuali sviluppi. Partendo da Hong
Kong, abbiamo avuto una conferma dal film di Derek Yee, che con One
nite in Mongkok ci
riporta dentro le strade di uno dei quartiere più popolati della città, per
seguire una forsennata corsa di due reietti ( una prostituta e un killer venuto
dalla provincia cinese ) in una notte di sangue, dove il destino prende il
sopravvento e rimango le tracce spezzate di vite quotidiane, intessute di
sofferenza e riscatto. Crazy n’ city di James Yuen, racconta la vita urbana di una giovane
poliziotta, Manly, che viene messa in servizio con il
partner disilluso Chris, di pattuglia nelle strade
caotiche di Wanchai. I loro percorsi esistenziali si
intrecceranno con quelli di un architetto con turbe psicologiche (interpretato
egregiamente da Francis Ng), disegnando con tocco lieve i risvolti agrodolci che la vita riserva,
appuntandosi su una sceneggiatura scorrevole e personaggi a tutto tondo.
Veramente deludente Beyond our Ken di Pang Ho-cheung, intessuto sui risvolti amorosi di due ragazze
che iniziano a dubitare delle reali intenzioni dell’uomo che loro amano, Ken, a causa di
alcune foto compromettenti. Una commedia acida che mette in luce la reale
malignità d’essere delle due protagoniste, che per raggiungere il loro scopo
non si fanno scrupoli; peccato per l’assunto greve si cui si basa la storia e
la scarsa propensione del regista nell’animare una commedia che arranca
miseramente dopo venti minuti, colpevole una sceneggiatura sciatta.
Dispiace liquidare in poche parole l’ultima pellicola
dell’amato Johnnie To, che con Yesterday Once More, ci presenta alcuni stralci di Udine,
visto che anche il Far East Film hanno dato una mano al regista per le
location. Serata dedicata all’evento, con la sala stracolma di gente, per
questo raccontino di due ladri eleganti che si rincorrono tra Hong Kong e
Udine, appare più un regalo allo staff del festival che un opera sentita. To ci ha abituati a queste, e alterna sempre i suoi film
personali, come i noir, a commedie insapori e incolori, purtroppo quest’ultima
si è rilevata soporifera, senza un briciolo di inventiva. Comunque aspettiamo
il grande To con Election,
nuovo gangster movie, che saprà entusiasmare il pubblico dei fedelissimi. Dalla
Cina possiamo raccogliere la seconda prova della regista e attrice Xu Jinglei, che riporta sul
grande schermo il romanzo Lettera da una sconosciuta da Stefan
Zweig, e lo fa riproducendo uno stile fiammeggiante
con la voce fuori campo come elemento narrativo, confezionando un film di
elegante formalità, ma privo di spessore e ricerca visiva. Letter
from an unknown
woman, dimostra le grandi doti dei due attori, da una parte il divo cinese Jiang Wen e dall’altro Xu
Jinglei, che si appresta a diventare una delle
nuove dive del cinema orientale.
La vera sorpresa del festival è arrivata dalla prima
pellicola del direttore della fotografia Gu Changwei, omaggiato dal festival attraverso la visione di
Sorgo Rosso e Addio mia concubina e che qui a presentato Peacock dopo il successo ottenuto all’ultimo festival
di Berlino, dove si è aggiudicato l’Orso d’Argento. Il film narra tre storie
consecutive, viste dal punto di vista di uno dei tre fratelli. La sorella ( la
rivelazione Zhang Jingchu )
non sopporta la vita incolore nella sua famiglia, e quando ne ha l’occasione
sposa un uomo che non ama per uscire di casa. Il fratello maggiore è
mentalmente handicappato, ma il suo atteggiamento candido lo connota come un
personaggio positivo, mentre il fratello minore è un sognatore che non vede uno
sbocco per il futuro e si riduce a essere un povero nullafacente, incapace di
trovare uno scopo nella vita. Un ritratto impietoso di una famiglia, che non è
altro che il covo di una disgregazione inevitabile, dimostrando la fallacità di
ogni nucleo sociale, incapace di placare un profondo malessere che alberga
nell’essere umano. Un opera di inusitata bellezza, che stupisce per la maturità
d’intenti del regista, capace di esprimere momenti di cinema che lasciano senza
fiato. Inaspettato premio del pubblico, che speriamo diventi un trampolino di
lancio per una eventuale distribuzione italiana. Tirando le somme, sicuramente la Cina e Hong Kong sapranno
trarre profitto dal loro passato cinematografico, per regalarci in futuro
immagini ammalianti.
Voto
7-