Siamo negli Anni Settanta: in una piccola cittadina del Michigan i ragazzi del vicinato sono tutti irresistibilmente attratti dalle sorelle Lisbon, cinque ninfe di età compresa tra i tredici ed i diciassette anni. Sono tutte brillanti e bellissime, i loro nomi sono Lux, Bonnie, Therese, Mary e Cecilia: quando quest'ultima si suicida, l'interesse dei loro coetani si trasforma in feticismo e voyeurismo tout court. Nel tentativo di comprendere i motivi del gesto di Cecilia i ragazzi riescono a procurarsi il suo diario, diventano gradualmente i fedeli cronachisti della famiglia Lisbon (comprensiva di madre possessiva e bigotta e di padre evanescente), mentre le quattro sorelle superstiti, soavi ed apparentemente irraggiungibili, si trasformano nella loro magnifica ossessione, destinata a perdurare in età adulta. Il giardino delle vergini suicide - fedele adattamento sul grande schermo del romanzo The virgin suicides di Jeffrey Eugenides - procede alternandosi tra i classici momenti adolescenziali delle sorelle (appuntamenti, feste scolastiche, primi baci) e l'aura di mistero che da fuori viene ricostruita dai loro coetanei: la direzione annunciata, lo si avverte con lo scorrere delle sequenze, è quella dell'inspiegabile tragedia finale, raggiunta attraverso una ragnatela latente quanto inesorabile di incomunicabilità tra le figlie ed i genitori repressivi, di disagio interiorizzato e di dolore rimosso. Opera prima di Sofia Coppola (figlia del grande regista Francis Ford Coppola), Il giardino delle vergini suicide riesce ad affrontare in modo credibile ed efficace una tematica come il suicidio, obiettivamente difficile da rendere sul grande schermo. E' un film che arriva al suo apice emotivo in modo soffuso ed umbratile: la vita della famiglia dei coniugi Lisbon, veri modelli di perbenismo all'americana, è destinata ad infrangersi in una catastrofe in apparenza misteriosa, in realtà preceduta da una serie di messaggi d'aiuto celati, inespressi, ignorati. La regista-figlia d'arte mostra di essere in possesso di una buona tecnica: riuscite particolarmente le sequenze paesaggistiche che scandiscono la storia, in perfetta simbiosi con la bella colonna sonora firmata dagli Air. Il giardino delle vergini suicide convince (ed in modo non banale) come pellicola di denuncia e si dimostra un film ricco di freschezza nella ricostruzione del milieu dei teenagers americani degli anni Settanta: un esordio promettente.

Voto 7+