Cannes 2002: la premiazione
Panoramica di Cannes 2002
Cannes 2002: 5 film da non perdere
Hollywood Ending di Woody Allen
L'ora di religione di Marco Bellocchio
Irréversible di Gaspar Noé
Kedma - Verso oriente di Amos Gitai
Il pianista di Roman Polanski
Bowling a Columbine
Sweet Sixteen
Cannes 2001
Cannes 2000
Cannes 1999
A Cannes 2002 il problema
principale di David Lynch e della giuria presieduta dal regista americano è
stato fondamentalmente distribuire i premi tra i film favoriti alla vigilia,
che nel corso del 55° Festival du Cinéma si sono confermati i più apprezzati
dal pubblico e dalla critica. Ma senza dubbio, stando ai titoli premiati, è
possibile riconoscere un fil rouge d’impegno e di realismo nelle scelte
della giuria. La Palma d’Oro è andato a Il pianista di Roman
Polanski, autore in carriera di Rosemary’s Baby, Chinatown, Frantic,
Luna di fiele e La
nona porta. Il film del regista polacco racconta il dramma della Shoah
a Varsavia ai tempi della Seconda Guerra Mondiale ed è tratto
dall’autobiografia del pianista Wladyslaw Swpilman, che riuscì a sfuggire alle
retate dei nazisti. I premi per le migliori interpretazioni se le sono
aggiudicati due attori distanti anni luce dal glamour hollywoodiano,
rispettivamente Olivier Gourmet, protagonista del belga Il figlio dei
fratelli Dardenne, e Kati Outinen, interprete del finlandese L’uomo senza
passato di Aki Kaurismaki, che ha ricevuto per il suo film il Gran Premio
Speciale della Giuria. Come nell’edizione 2001 anche il
premio per la miglior regia è stato assegnato ex aequo, stavolta
equamente spartito tra il giovane regista americano Paul Thomas Anderson,
autore di Punch-Drunk Love, ed il più maturo collega coreano Kwon-Taek
Im, che a Cannes ha presentato Ebbro di pittura e di donne. Resta il
premio per la miglior sceneggiatura, tributato a Paul Laverty per Sweet
sixteen di Ken Loach. Nel Palmarès ufficiale spiccano chiaramente titoli
incentrati su storie d’impegno civile e politico, tendenza confermata anche dal
Premio della Giuria, assegnato al regista palestinese Elia Suleiman per Intervento
Divino e da una novità dell’ultima ora, c’est è dire il Premio
Speciale conferito al regista americano Michael Moore per il suo corrosivo
documentario Bowling for Columbine. Alla Croisette non è mancata neppure
la classica pellicola da scandalo, ovvero ‘annunciato stupro subito da Monica
Bellucci in Irréversible di
Pascal Noé, ideale per aumentare l’attenzione intorno al Festival,
immediatamente stroncato dalla critica ma capace al contempo di consacrare la
Bellucci come attrice. La folta rappresentanza transalpina nulla ha raccolto,
come purtroppo neppure L’ora di religione,
almeno sul fronte ufficiale: il film di Marco Bellocchio ha
comunque incassato consensi pressoché unanimi e, dopo le molte polemiche accese
in patria, il riconoscimento della Giuria Ecumenica. Nell’edizione di maggior
qualità degli ultimi anni alla Croisette sono approdate come sempre stelle
cinematografiche di varia grandezza da Hollywood e dintorni, e sono stati di
scena numerosi eventi: il principale resta senza dubbio l’apertura con Hollywood ending di
Woody Allen officiata dallo stesso regista newyorchese, l’anteprima de L’attacco dei cloni di
George Lucas ed infine il trailer di venti minuti di Gangs of New
York di Martin Scorsese.
Voto
8