Cannes 2002: la premiazione
Panoramica di Cannes 2002
Cannes 2002: 5 film da non perdere
Hollywood Ending di Woody Allen
L'ora di religione di Marco Bellocchio
Irréversible di Gaspar Noé
Kedma - Verso oriente di Amos Gitai
Il pianista di Roman Polanski
Bowling a Columbine
Sweet Sixteen
Cannes 2001
Cannes 2000
Cannes 1999
Amos
Gitai, autore di Kadosh e Kippur, torna dietro la macchina da
presa per narrare con taglio documentaristico una storia ambientata in
Palestina nel maggio del 1948, nei giorni immediatamente precedenti al discorso
in cui Ben Gourion proclamerà la creazione dello stato d’Israele. L’obiettivo di Gitai prende avvio dal tenero abbraccio di
due amanti stretti in un letto: allargando l’obiettivo l’intima stretta dei due
si scioglie rivelando il gremito scenario della Kedma, una vecchia nave da carico diretta
verso Oriente, alla volta della Palestina, un’arrugginita imbarcazione occupata
in ogni spazio possibile da centinaia di Ebrei sopravvissuti alla tragedia
della Shoah. I protagonisti di Kedma - Verso oriente impariamo a
distinguerli tra la variopinta umanità che affolla il cargo: c’è Rosa, profuga
dalla Russia, il suo tormentato compagno Yanoush, il giovane cantore Menachem e
Roman, fuggito dal ghetto. Sulla terraferma, dove i combattimenti tra Arabi ed
Ebrei durano da sei mesi, gli immigranti sono attesi da due blocchi
contrapposti di militari: da una parte i combattenti del Palmach, l’esercito
segreto degli Ebrei, dall’altra i soldati Inglesi, che tra due settimane
lasceranno la Palestina, ma nel
frattempo si impegnano ad impedire sbarchi illegali. Sorpresi dai britannici
appena scesi dalla nave, i viaggiatori della Kedma si disperdono in piccoli
gruppi guidati dai membri del Palmach: attraverso percorsi diversi, dopo ore di
marcia in cui incontreranno alcune famiglie arabe sfollate da Gerusalemme, molti riusciranno ad arrivare ad
un accampamento improvvisato lungo l’itinerario per il kibbutz di destinazione.
La strada è bloccata, due colline più avanti, da un fortilizio che impedisce di
avanzare: a causa dell’emergenza ogni uomo abile riceve un fucile per aiutare
gli elementi del Palmach ad espugnare l’ostacolo. L’azione riesce a prezzo di
un gran numero di morti da entrambe le parti: il convoglio degli Ebrei può
procedere mentre Yanoush, sconvolto, vaga tra i superstiti sviscerando
l’assurdità della guerra. Kedma - Verso oriente non intende spiegare le
ragioni storiche che si sono stratificate nella questione mediorientale, bensì
evidenziarne con uno
tra i mille esempi possibili l’insita confusione, la complessità e, come si
evince dallo straziante monologo finale, l’assurdità. I campi lunghi
attraversati dai personaggi nel corso della narrazione sembrano quasi
dimostrare, con la vena allegorica tipica del regista israeliano,
come l’unica certezza di questi uomini in viaggio sia la terra su cui stanno
camminando verso la meta, il costituendo stato israeliano, una
terra già abitata dal popolo Palestinese, esemplificato dalla vibrante e lirica
protesta di un vecchio viandante arabo: “Qui resteremo, malgrado voi, come un muro. Avremo fame, saremo mal
vestiti, ma vi sfideremo. Comporremo poesie. Qui resteremo, malgrado voi, come
un muro. E riempiremo le strade delle nostre manifestazioni. Alleveremo figli
rivoltosi, generazione dopo generazione”. Dalla selezione ufficiale in
concorso a Cannes 2002.
Kedma - Verso oriente (Kedma), regia di Amos Gitai, con Helena Yaralova, Andrei Kashkar, Yaël Abecassis, Juliano Mer; drammatico; Fran./Israele/Ita.; 2002; C.; dur. 1h e 40'
Voto
7+
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