Il pianista
Regia di Roman Polanski
Cast: Adrien Brody, Thomas Kretschmann, Julia Rayner, Jessica Kate Meyer; drammatico/biografico; Fran./Germ./Pol./Gran Bret.; 2002; C.
La Palma d'oro di Cannes 2002
|
|
Frantic
Luna di fiele
La nona porta
Il pianista
Oliver Twist
L'uomo nell'ombra
Carnage
Ci
ha messo una vita intera Roman
Polanski per arrivare ad attingere linfa autoreferenziale dalla drammatica
esperienza vissuta da bambino nel ghetto di Varsavia ma, una volta superato il
comprensibile blocco, è riuscito a realizzare un indiscusso capolavoro della
sua maturità, con una storia sulla Shoah di una bellezza disarmante, di un
ineccepibile rigore formale ed al contempo di una durezza indicibile. Il pianista è ispirato ad
una storia vera, l’odissea del giovane ed affermato pianista Wladyslaw
Szpilman, ebreo polacco, costretto ad interrompere l’esecuzione in diretta
radiofonica di un notturno di Chopin quando i tedeschi invadono la Polonia nel
1939 e quindi a farsi trasportare in una tortuosa spirale di incomprensibili
orrori propri del Nazismo o direttamente innescati dal Nazismo: prima il
disincantato esilio tra le mura del ghetto con la famiglia, poi la spietata
lotta per la sopravvivere alla fame ed agli stenti, l’estemporanea fuga da un
treno diretto ai campi di sterminio (cui non scamperanno i suoi familiari),
l’insostenibile attesa della fine della guerra in un appartamento e quindi tra
le macerie disabitate del ghetto. Paradossalmente sarà proprio un ufficiale
tedesco ad aiutarlo a tirare avanti durante gli ultimi, estenuanti giorni prima
della liberazione. Tornato alla vita ed alla dignità umana, Szpilman potrà
riprendere il concerto interrotto anni prima. Vincitore di una
meritatissima Palma d’Oro a Cannes 2002, Il pianista è un film
intenso da far male, a tratti lirico ma mai enfatico, dotato di un’efficace
sobrietà documentaristica, brutalmente realistico nella resa di una società
devastata dalla guerra ma eterogenea: Polanski ci
mostra ebrei talvolta spietati e nazisti all’occorrenza capaci di gesti di
umanità, ribaltando la tipica logica manichea costante in pellicole di questo
genere. Il pianista racconta anche un approccio graduale, prima attonito
e quindi disilluso, alla follia del Nazismo: il protagonista, interpretato dal
bravissimo Adrien
Brody, dopo aver accettato con atteggiamento incredulo le restrizioni delle
leggi razziali, la ghettizzazione della propria famiglia e della sua gente, dal
momento in cui è costretto a darsi alla clandestinità diventa anche un
testimone privilegiato della barbarie nazista, un voyeur allibito e
progressivamente assueffatto agli assassinii estemporanei ed ingiustificati,
alla vista sconvolgente di bambini e vecchi morti d’inedia ai bordi delle
strade, smarrito dinanzi all’egoismo ed all’opportunismo di vittime come lui,
stritolato dai morsi della fame, impotente dinanzi alle macroscopiche
smagliature della storia. Distante anni luce dalla retorica buonista di Schindler’s
List, al di fuori dalla contaminazione brillante de La vita è bella (o
di Monsieur
Batignole) e dalla vena sognante di Train de vie, Il
pianista è una storia
magnifica nella sua brutale crudezza e nel suo conciso minimalismo: l’ennesima
riflessione sul lato oscuro dell’umanità elaborata da Polanski nella sua lunga
carriera, da Rosemary’s baby fino a La nona porta.
Splendido, assolutamente imperdibile.
Il
pianista - Le pianiste, regia di Roman Polanski, con Adrien Brody, Thomas
Kretschmann, Julia Rayner, Jessica Kate Meyer; drammatico/biografico;
Fran./Germ./Pol./Gran Bret.; 2002; C.; dur. 2h e 28’
Voto
8½
|
|
|