My name is Joe
Bread and Roses
11 settembre 2001
Sweet Sixteen
Un bacio appassionato
Il vento che accarezza l'erba
Il mio amico Eric
Il marchio di fabbrica della filmografia di Ken Loach consiste
fondamentalmente in un ritratto di famiglia inserita nel milieu sociale
d'appartenenza, ed in genere si tratta di un background catturato dal
basso, spesso problematico e sempre significativo. Soprattutto perché parlare
di alcolismo, immigrazione, disoccupazione et similia catturando
l'interesse del pubblico è, oltre che un intento ammirevole, cosa
oggettivamente ardua per un regista. Anche Pane
e rose appartiene a tale categoria: come ne La canzone di Carla l'obiettivo
di Loach si focalizza sul difficile ingresso di una clandestina in un paese
straniero, nel dettaglio una giovane messicana che oltrepassa la frontiera
degli Stati Uniti - particolare di non poco conto per la storia, poiché si
tratta del primo film americano del regista inglese, che cattura uno squarcio
inedito degli States grazie al suo sguardo critico d'estrazione working
class -. Non a caso Pane e rose
si fonda sul seguente (paradossale) interrogativo: perché nel paese più ricco
del mondo le multinazionali devono far lievitare i loro già consistenti
profitti grattando le briciole costituite dai salari degli immigrati venuti
negli Usa a cercare lavori umili per mantenere le famiglie in patria? Il titolo è infatti un
bello slogan sindacale del 1912, non importa riferito a quale battaglia, resta
lo spirito: richiedere il pane ma anche le rose significa il diritto ad una
paga decente come pure al rispetto umano ed alla dignità che spetta ad ogni
lavoratore. La battaglia in questione in Pane e rose è quella
combattuta dal movimento "Justice for Janitors", ovvero i pulitori, gli addetti
alle pulizie di un palazzo di Los Angeles di proprietà di uno studio di
avvocati delle stelle del
cinema, che ha appaltato la pulizia dei locali ad un'impresa che paga ai
propri dipendenti uno stipendio da miseria, non concede ferie pagate né
assistenza sanitaria. La lotta consisterà nel mettere in imbarazzo in occasioni
pubbliche i ricchi proprietari per spingerli a concedere un migliore contratto
di lavoro. Questa è la lotta generale: la prospettiva scelta da Loach per
descriverla è quella della giovane Maya, che ha lasciato il Messico attraversando
clandestinamente la frontiera per raggiungere la sorella maggiore, che si è
sposata ed ha messo su famiglia a Los Angeles, ma è in un brutto momento perché
suo marito si è ammalato di diabete ed ha perso il lavoro e la copertura
assicurativaì - un dettaglio che negli States spesso prelude allo sfascio di
famiglie piccolo-borghesi -. Maya è assunta dall'esosissima agenzia di pulizie
dove lavora la sorella (per diretto interessamento della medesima) ma, a
differenza di lei, sentirà il morso della prevaricazione dei suoi datori di
lavoro ed accetterà di unirsi alla causa di Sam, un sindacalista vagamente
anarchico ben deciso a combattere per assicurare pane e rose ai suoi
protetti. Alla fine, come spesso accade nella realtà, la vittoria si colora
delle tinte del tradimento e dell'orgoglio: i lavoratori per una volta vincono,
non Maya, costretta all'espulsione per aver rubato la somma necessaria ad
avverare il sogno universitario di un amico immigrato. Pane e rose è un film che coniuga protesta
sociale e sentimenti, la solita buona storia finemente realizzata da Ken
Loach.Bread and Roses, regia di Ken Loach, con Pilar
Padilla, Adrien Brody, Elpidia Carrillo, Benicio Del Toro; drammatico; Gran
Bretagna/Spagna/Francia/Germania/Svizzera; 2000; C.; dur. 1h e 50'
Voto
7½