My name is Joe
Bread and Roses
11 settembre 2001
Sweet Sixteen
Un bacio appassionato
Il vento che accarezza l'erba
Il mio amico Eric
«Il mio nome č Joe,
sono alcolizzato»: niente cognomi, solo le sette fatidiche parole con cui un
alcolista anonimo racconta le sue esperienze ai compagni di comune sventura,
seduti intorno a lui. Lui č Joe ed ha trentasette anni: non tocca un goccio da
dieci mesi, non ha un lavoro, fa l'allenatore di una scalcinata squadra di
calcio dei sobborghi di Glasgow. Un giorno incontra l'assistente sociale di uno
dei suoi ragazzi, con un passato da tossico, la compagna che ancora si droga,
una figlia e debiti da pagare. Tra Joe e l'assistente sociale sboccia un tenero
sentimento: quando Joe per salvare il suo 'ragazzo' accetta di compiere un paio
di consegne poco pulite per un signorotto della malavita locale cui il giovane
deve un sacco di sterline, la storia d'amore si interrompe, e tutto sembra
preludere ad un'imminente tragedia. Davvero uno splendido film: dopo la
parentesi politico-didattica de La
canzone di Carla Loach
ritorna nel terreno a lui piů congeniale dell'indagine sociale di Piovono pietre. Notevole il finale,
quasi annunciato ma lasciato in fieri,
aperto a qualunque sviluppo, che possiamo soltanto immaginare: sobrio, ambiguo,
e per questo perfetto. Per la sua splendida interpretazione Peter Mullan ha
vinto meritatamente la Palma d'oro come miglior attore al Festival di Cannes
1998. Va dato atto a Ken Loach che forse soltanto lui poteva fare di un ex alcolizzato come il protagonista
della storia un eroe suburbano dei nostri giorni. My name is Joe č una
miscela, ruvida ma efficace, di disperazione, ironia e dramma. Da non perdere.
My name is
Joe, regia di Ken Loach, con Peter Mullan, Louise Goodall, Gary Lewis, Lorraine
McIntosh, David McKay, David Hayman; drammatico; Gran Bretagna; 1998; C.; dur.
1h e 45’
Voto
8