Cannes 2003
Elephant
Il cuore altrove
Matrix Reloaded
Cannes 2002
Cannes 2001
Cannes 2000
Cannes 1999
A
giudizio unanime della critica presente sulla Croisette la cinquantaseiesima
edizione del Festival di Cannes,
marcata da una ridotta partecipazione del contigente americano per
l’atteggiamento politico francese contrario al conflitto iracheno,
complessivamente non ha offerto grandi sussulti (tranne forse l’attesissima
anteprima continentale di Matrix Reloaded),
presentando pochi grandi film accorpati a pellicole forse non troppo meritevoli
di figurare nella competizione ufficiale. Alla fine però è stato proprio il
cinema americano ad imporsi, a nove anni dall’affermazione di Quentin Tarantino
con Pulp Fiction:
la Palma d’Oro è andata a Elephant di Gus Van Sant, uno degli autori di
punta del cinema indipendente a stelle e strisce, già regista di Drugstore
Cowboy, Belli e dannati, Will Hunting - Genio ribelle e Scoprendo Forrester.
Van Sant ha incamerato anche il prestigioso premio riservato alla miglior regia
con il suo film incentrato sulla violenza adolescenziale, ispirato (come già Bowling a Columbine
di Michael Moore) sul massacro della Columbine High School del 1999 e girato
con un cast di attori non professionisti in un liceo di Portland. La
premiazione di Cannes
2003, con Monica
Bellucci madrina d’eccezione, ha presentato molte altre sorprese: il
secondo premio in ordine di importanza, ovvero il Gran Premio della Giuria, è
stato assegnato al turco Uzak, premiato anche con la statuetta ex
aequo al miglior attore, divisa tra i due protagonisti del film di Nuri
Bilge Ceylan, ovvero Muzaffer Ozdemir (attore per diletto, architetto di
professione) e Mehmet Emim Toprak, recentemente scomparso a seguito di un
incidente automobilistico. A sorpresa il premio per la miglior attrice, che
pareva cosa fatta per Nicole
Kidman, è andato invece alla semisconosciuta Marie-Josée Croze,
protagonista della pellicola canadese Le invasioni barbariche, diretta
da Denys Arcand, premiato anche per la miglior sceneggiatura. A Cannes
2003 c’è stata gloria anche per la giovane regista iraniana Samira
Makhmalbaf: il suo Alle cinque del pomeriggio, primo film (tutto in
prospettiva femminile) realizzato in Afghanistan dopo la caduta del regime dei
Talebani, ha vinto il Premio Speciale della Giuria. Grande delusione per i
molti grandi presenti in concorso, rimasti fuori dal Palmarès nonostante le
attese della vigilia e la lusinghiera accoglienza riservata dal pubblico
transalpino: non hanno portato a casa nessun premio Dogville del
‘dogmatico’ Lars von Trier, né Mystic River dell’inossidabile Clint Eastwood, né Padre
e figlio di Alexander Sokurov, né The Moab Story di Peter Greenaway
(all’ennesima partecipazione a Cannes), né infine Swimming Pool di
François Ozon.
Delusione anche per Pupi Avati, unico italiano in concorso con Il cuore altrove,
accolto con un lungo applauso dal pubblico (che gli ha almeno meritato la
distribuzione in 21 paesi stranieri). Il cinema nazionale ha potuto comunque
tirare un respiro di sollievo con l’affermazione de La meglio gioventù di
Marco Tullio Giordana nella sezione “Un certain regard” e con la retrospettiva
celebrativa del cinema di Federico Fellini, omaggiato dalla Croisette a partire dalla locandina
ufficiale del festival.
Voto
6