Presentazione del Festival di Cannes 2001
Panoramica di Cannes 2001
I premi di Cannes 2001
La stanza del figlio
The man who wasn't there
Shrek
Moulin Rouge
The Pledge - La promessa
Almost Blue
Cannes 2000: presentazione del festival
Cannes 2000: seconda corrispondenza
Cannes 2000: terza corrispondenza
Cannes 2000: quarta corrispondenza
Cannes 2000: la premiazione
Panoramica di Cannes 1999
Cannes 1999: la premiazione
Dopo le sorprese dellanno scorso, nessuno si azzarda più a scommettere su che
festival sarà. Anche perché ad un presidente di giuria irregolare, David Cronenberg,
è subentrata una personalità ancora più irregolare, quella di Luc Besson, fresco di Giovanna
dArco e spensierato cercatore del grandioso e dellinedito. La Croisette si rifà il
look, dopo lo strano mix tra lausterità imposta dalla guerra nella ex-Yugolsavia e
la voglia di grandeur del 1999. Le novità "estetiche" non sono molte: un
nuovo spazio per il mercato del film, una sala da 300 posti dedicata a Luis Bunuel,
ladozione in tutti gli spazi dei sottotitoli elettronici, al posto delle carezzevoli
signorine che sussurravano oversound i dialoghi delle pellicole. Per quanto
riguarda la selezione,
deciso spostamento verso le cinematografie orientali. Quelle del sud-est asiatico, più
che quelle mediorientali, che avranno nella temuta (dallo spettatore
) figlia di
Makhmalbaf, Samira, una eccellente rappresentante. Film cinesi, giapponesi (cè
anche il ritorno di Oshima), di Taiwan e Hong-Kong sono pronti a dare battaglia a europei
e americani. Che non mancano di combattività. Attesi Lars Von Trier, con il musical Dancer in the dark (interpretato da
Björk e Catherine Deneuve), e Ken Loach, migrato in America con Bread & Roses.
Già tremano i polsi al pensiero delle due ore e trentacinque di Trolosa, diretto
dallattrice bergmaniana Liv Ullmann, mentre un altro svedese, Roy Andersson, torna a
girare un film dopo 25 anni. Gli americani fanno scendere in campo il versante più
volitivo e indipendente, mossa giustificata dalla presenza in giuria di un guru come Jonathan Demme: i Coen con un prison-movie
interpretato da George Clooney (Oh
Brother, Where Art Thou ?) e Neil
LaBute con la commedia Nurse
Betty. Fuori concorso, sbarcherà anche il blockbuster Mission to Mars di Brian De Palma, che dovrebbe ben presto
ammarare anche nelle sale italiane.
Detto della nuova trasposizione letteraria di James
Ivory, The Golden Bowl da Henry
James con Uma Thurman e Nick Nolte, e della nuova attesissima prova
del visionario Wong kar-wai, cè da
rilevare la sostanziale e ampiamente polemizzata assenza di film italiani. Il solo
Calopresti, con Preferisco il rumore del mare, ha guadagnato la corsia laterale di Un
certain regard. Su questo potrebbero essere fatti molti discorsi, e molte speciose
misurazioni: valgono più Amos Kollek e James Gray, o Ricky Tognazzi e Sergio Rubini, e
avanti di questo passo. Il problema si è che il cinema italiano ha perduto qualsiasi
prestigio e potere contrattuale allestero. I registi che negli ultimi anni hanno
avuto un qualche successo a Cannes, hanno goduto di un credito personale. Sono finiti i
tempi dei Taviani, cui Rossellini presidente di giuria faceva vincere la Palma dOro
per Padre padrone. Questo potere, che è anche una questione di qualità, abita
altrove, là donde faremmo meglio ad imparare, piuttosto che a criticare sempre e
sterilmente. Cannes ricorderà il maestro Bresson, ospiterà Gregory Peck e Sean Penn, farà
dare il calcio dinizio a Jean-Luc Godard. Dal 10 al 21 maggio tutto si illuminerà
dei soliti fasti, con la solita ressa, le solite lamentele per i prezzi alti, le solite
corse ai party e alle conferenze stampa, il solito mal di collo che assale tutti al
momento della ripartenza. Scanner seguirà la kermesse con la solita dovizia: due
inviati, e una full coverage completa sulle pagine di Yahoo!.
Voto
7