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  11/09/2024 - 05:02

 

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Venezia 81
Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica
Divi su divi
Dal 28 agosto al 7 settembre 2024 al Lido di Venezia

 




                     di Matteo Merli


Nonostante un nuovo Presidente della Biennale, Pietrangelo Buttafuoco, la kermesse lagunare saldamente nella mani di Alberto Barbera da tredici anni prosegue nell’idea festivaliera già espressa, quella di un evento che dialoghi apertamente con il cinema americano senza dimenticare la schiera cinefila. Apre Tim Burton, con Beetlejuice Beetlejuice e chiude, quasi due settimane dopo, Pupi Avati con un nuovo horror padano (sarà l’attrice Sveva Alviti a condurre entrambi le serate).
Se il Presidente Buttafuoco parla di contaminazioni con le altre arti e rivendicando il ruolo della kermesse lagunare come testa di ponte per la fusione tra le culture, le istanze poetiche, le necessità espressive. Arriva a far riferimento alla celeberrima edizione del 1951, quando il mondo grazie a Venezia e alla vittoria in concorso di Rashomon scoprì l’esistenza di Akira Kurosawa, e in pratica dell’intero cinema giapponese. Un ricollegarsi ai fasti dei tempi che furono che indica il peso della storia e il ruolo centrale che la Mostra ha nel contesto internazionale. C’è da notare la scarsa e ripetuta assenza di considerevoli cinematografie di diversi continenti, ma questa è una costante delle edizioni a firma Barbera. A correre per il Leone d’Oro è quasi esclusivamente la parte occidentale del mondo: su ventuno titoli complessivi, se si escludono April della georgiana Déa Kulumbegashvili, Strangers Eyes del singaporiano Yeo Siew Hua, e Youth (Homecoming) di Wang Bing, tutto si risolve in un contesto che guarda a occidente, senza tentare sortite diverse, con la comodità che una nomination agli Oscar è un bel e comodo viatico pubblicitario.
Comunque il concorso principale è pieno di nomi illustri: Brady Corbet, Pablo Larraín, o Pedro Almodóvar, eppure l’impressione è che la presenza di produzioni statunitensi, francesi e italiane nella competizione principale sbilanci in maniera eccessiva l’equilibrio. Meglio forse muovere lo sguardo verso le altre sezioni, a partire da un fuori concorso che tra Harmony Korine, Lav Diaz, Takeshi Kitano, Tim Burton, Kiyoshi Kurosawa, Pupi Avati, e Claude Lelouch sembra quasi un contro-concorso, cui si aggiungono i cortometraggi di Marco Bellocchio e Alice Rohrwacher – quest’ultima in co-regia con JR; e cosa dire dei nuovi lavori di Amos Gitai e Andrei Ujică, o perfino delle serie – tutte programmate integralmente, una decisione questa molto apprezzabile – di Rodrigo Sorogoyen, Alfonso Cuarón, Thomas Vinterberg e Joe Wright. Come sempre sono da seguire la sezione Orizzonti, la prorompente Settimana degli autori e la propositiva e sorprendente Giornate degli autori. Molti attesi sono: The Brutalist di Brady Corbet, Youth (Homecoming) di Wang Bing, Happyend di Neo Sora, Vittoria di Alessandro Cassigoli e Casey Kauffman, Baby Invasion di Harmony Korine, Broken Rage di Takeshi Kitano, Cloud di Kiyoshi Kurosawa, Phantosmia di Lav Diaz, Bestiari, erbari, lapidari di Massimo D’Anolfi e Martina Parenti. Da non perdersi anche il giorno dedicato a Peter Weir, meritorio Leone d’Oro alla carriera, che accompagnerà in Sala Grande il suo Master and Commander. Festival di divi e divine, che quest’anno affolleranno il red carpet veneziano, per la gioia dei media; ma ci si aspetta oltre i lustrini un certo coraggio nel lanciare nuovi autori nel concorso internazionale.

Voto 8 

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