Presentazione del Festival di Cannes 2001
Panoramica di Cannes 2001
I premi di Cannes 2001
La stanza del figlio
The man who wasn't there
Shrek
Moulin Rouge
The Pledge - La promessa
Almost Blue
Cannes 2000: presentazione del festival
Cannes 2000: seconda corrispondenza
Cannes 2000: terza corrispondenza
Cannes 2000: quarta corrispondenza
Cannes 2000: la premiazione
Panoramica di Cannes 1999
Cannes 1999: la premiazione
A Cannes doveva vincere già nel 1994, l'anno di Caro diario, quand'era anche anagraficamente uno splendido quarantenne, ha vinto invece come favorito assoluto prima e durante il Festival la sospirata Palma d'Oro da quarantottenne, Nanni Moretti, splendido ed elegante ma anche comprensibilmente emozionato per il trionfo de La stanza del figlio, o La chambre du fils, come lo chiamano da queste parti, un film toccante-commovente-superbo sia di al di qua che al di là delle Alpi. La Francia continua più che mai ad amare il regista romano ed i transalpini fanno la fila per vedere l'ultimo arrivato nel palmarès di Cannes fuori dai cinémas nei quali il suo film è in programmazione. Per una volta, almeno, a Cannes non ci sono state discussioni di sorta: la giuria presieduta da Liv Ullman ha attribuito unanimemente la Palma d'Oro al film di Nanni Moretti, che era il più bello presentato in corcorso ed ha giustamente vinto il premio più ambito, che va ad aggiungersi ai tre David di Donatello incamerati nelle scorse settimane. L'affermazione di Nanni Moretti è un vero soffio d'aria fresca che rilancia prepotentemente le sorti del nostro cinema nel mondo, e proprio l'anno successivo all'edizione delle polemiche del 2000, nella quale nessun film italiano era stato selezionato in concorso: l'ultima affermazione a Cannes risaliva al 1978, quando trionfò L'albero degli zoccoli di Ermanno Olmi, in concorso anche quest'anno con Il mestiere delle armi, che ha ricevuto un'accoglienza controversa. Se il film di Moretti ha messo d'accordo giuria, pubblico e stampa specializzata, non è andata così per gli altri palmarès, che hanno diviso non poco i giurati, a partire dal premio riservato alla miglior regia, salomonicamente assegnato ex aequo a due registi che la Palma d'Oro (quella maggiore) in carriera l'avevano già vinta da tempo: David Lynch per il visionario Mulholland drive e per l'ironico The man who wasn't there Joel Coen, già ripartito per gli States - e dunque in felice accordo col titolo, traducibile come L'uomo che non c'era -. Per il resto ha fatto man bassa La pianiste del regista austriaco Michael Haneke, premiato con il Gran premio della giuria, con la Palma di miglior attrice (condivisibile) alla trasgressiva protagonista Isabelle Huppert e quella (assai più dubbia) al suo partner Benoît Magimel. Sa molto di politically correct il premio alla miglior sceneggiatura assegnato al bosniaco Danis Tanovic per No man's land. Il premio Caméra d'Or è stato invece a assegnato a Atanarjuat, l'homme rapide di Zacharias Kunuk. Quasi tutti contenti alla fine: il rilanciato cinema italiano, il cinema americano di marca rigorosamente indipendente, il cinema di casa (emergente a livello interpretativo), il cinema dei valori politici, molto meno il cinema asiatico, che a Cannes 2001 era presente in concorso con cinque pellicole. Avrebbero meritato di più sia Kandahar dell'iraniano Mohsen Makhmalbaf - film impegnato e spettacolare al tempo stesso sulla triste condizione delle donne afghane - che Taurus del russo Alexandre Sokurov - visionaria ricostruzione storica degli ultimi giorni di Lenin -. Dispiace che non siano rientrati nel palmarès, ma possiamo consolarci con la straordinaria affermazione di Nanni Moretti...
Voto
7