Nella
cornice nuova di zecca del Kodak Theatre Hollywood è tornata come ogni anno a
celebrare se stessa nella settantaquattresima edizione degli Academy Awards. Protagonista assoluto della
notte degli Oscar è stato A Beautiful Mind, il film diretto da Ron
Howard ed ispirato al libro di Sylvia Nasar sulla vera storia di John Nash, il
matematico premio Nobel afflito da una grave forma di schizofrenia. A
Beautiful Mind ha concretizzato quattro statuette su otto nominations,
imponendosi nelle due categorie principali: miglior film, miglior regia,
miglior sceneggiatura non originale (ad Akiva Goldsman), miglior attrice non
protagonista (a Jennifer Connelly, favorita della vigilia). Il grande sconfitto
è il kolossal fantasy di Peter Jackson, Il
signore degli anelli, forte di tredici nominations e premiato
con quattro Oscar minori: effetti visivi, colonna sonora (Howard Shore), trucco
e fotografia (Andrew Lesnie). La grande sorpresa dell’edizione 2002 degli Oscar
è arrivata nella categoria riservata ai migliori attori protagonisti, dopo le
numerose polemiche dei giorni scorsi in merito all’atavica mancanza di premi di
colore. Alla fine Denzel Washington si è aggiudicato il suo primo Oscar da
protagonista per Training
Day (dopo quello vinto da attore non protagonista nel 1990 per Glory)
battendo il favorito d’obbligo Russell
Crowe: il bravissimo Washington è il primo attore di colore ad aver
conquistato due Oscar in carriera, ed il secondo ad imporsi come attore
protagonista dopo l’affermazione di Sidney Poitier nel 1964 per I gigli del
campo – peraltro Poitier nel corso della serata è stato premiato con
l’Oscar alla carriera insieme a Robert Redford –. L’exploit di colore si
è completato con la vittoria di Halle
Berry per il suo ruolo da protagonista in Monster’s Ball: una
statuetta davvero storica per la splendida attrice, considerando che nessuna
collega di colore era mai riuscita nell’impresa. Nelle categorie degli attori
non protagonisti oltre alla Connelly è stato premiato Jim Broadbent per Iris.
Nella nuova categoria riservata al miglior film d’animazione si è affermato il
notevole Shrek
della DreamWorks, mentre il cartoon sconfitto, Monsters
& Co. della Pixar, è stato premiato per la miglior canzone, If I
Didn't Have You di Randy Newman. Nel corso della serata, presentata dalla
simpatica Whoopy Goldberg, a sorpresa nella categoria del film straniero si è
imposto No Man’s Land del regista bosniaco Danis Tanovic, una storia
drammatica e surreale ambientata nell’ex Jugoslavia durante il conflitto del
1993. No Man’s Land ha battuto Il
favoloso mondo di Amélie di Jean-Pierre Jeunet, fenomeno d’incassi
negli Stati Uniti, che sembrava il candidato di ferro della cinquina e,
nonostante fosse plurinominato, non ha conquistato neanche una statuetta. Non è
andata benissimo a Moulin
Rouge (otto nominations)
e Gosford Park (sette): il film di Baz Luhrmann ha vinto due statuette
(costumi e direzione artistica), il
giallo d’epoca di Robert Altman è stato invece premiato per la miglior
sceneggiatura originale (firmata da Julian Fellowes). A completare il quadro
mancano l’Oscar per i migliori effetti sonori, vinto da Pearl
Harbor, quello per il miglior suono e per il miglior montaggio, in cui
si è affermato Black Hawk Down di Ridley
Scott, consegnato a Pietro Scalia, unico italiano premiato alla notte degli
Oscar 2002, alla seconda statuetta in
carriera dopo la prima vinta nel 1992 per JFK – Un caso ancora aperto di
Oliver Stone. Nella notte degli Oscar c’è stato spazio anche per un divertente
intervento di Woody
Allen, che ha presentato un filmato dedicato alla cinematografia su New
York, come pure per l’esilarante contributo di Roberto
Benigni, che ha spiegato il suo amore per il cinema ricordando quando, da
ragazzo, non avendo i soldi per pagare il biglietto di un cinema all’aperto,
vide Ben Hur dalla parte opposta del telone su cui veniva proiettato il
film: per lui da allora il classico di William Wyler è sempre rimasto Ruh
Neb.
Voto
5
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