Il fenomeno Amélie Poulin
La recensione
La colonna sonora di Yann Tiersen
L'esplosivo piano di Bazil
Prendiamo
una bambina che cresce in una famiglia un po’ anomala, con un padre apatico ed
una madre nevrotica – una combinazione talmente micidiale che il pesciolino
rosso di casa tenta in continuazione il suicidio –. Aggiungiamo che il padre,
medico, ha scambiato per tachicardie i ripetuti batticuori della figlioletta
durante la visita di controllo mensile, per la piccola unico momento di
contatto fisico col genitore: così la bambina, che si chiama Amélie Poulain, cresce isolata, senza
frequentare la scuola, con l’unica compagnia della madre, maestra. Pare normale
che una bambina, con simili presupposti, finisca per costruirsi un mondo tutto
suo, soprattutto quando resta orfana della madre ed il padre pare dedicarsi
soltanto ad un mini-mausoleo da giardino per la defunta consorte. Trasferitasi
a Parigi, la ventenne Amélia trova impiego in un bar-tabacchi che è un
variopinto crocevia d’umanità ma continua a sognare ed a porsi quelle domande
assurde che nessuno si pone normalmente (della serie: quanti orgasmi si stanno
verificando in questo momento a Parigi?). Ad innescare il plot
de Il favoloso mondo di Amélie – film che può vantare uno dei più
stravaganti approcci ambientali di sempre– è la scoperta, fatta da Amélie la
sera della tragedia di Lady D, della vecchia scatola dei giochi nascosta
nell’appartamento da un bambino negli anni Cinquanta: la giovane protagonista
decide infatti di diventare la paladina dei diseredati e degli infelici, ed il latente
mentore delle sue operazioni umanitarie sarà un vecchio inquilino dalle ossa di
vetro, pittore per hobby da anni dedito alla riproduzione dello stesso quadro
di Renoir. A distoglierla della missione sarà invece l’amore casuale per un
commesso di sexy shop che ha l’hobby di recuperare le fototessere scartate
dalle cabine fotografiche delle stazioni. Da Jean-Pierre
Jeunet, autore di Delicatessen e Alien. La clonazione, una
coloratissima favola ad occhi aperti capace di scavare nelle ordinarie
esistenze di personaggi ordinari ma straordinari, grazie ad una regia
movimentata e frammentaria ed alla lente divergente dell’ironia. Molti i
momenti esilaranti ed ancor più le invenzioni escogitate da Amélie per
risolvere i problemi dei suoi protetti o i trucchi sanzionatori per correggerne
i difetti: una lettera costruita previo collage epistolare e fatta
recapitare trent’anni dopo per rinfrancare la portinaia sull’onestà del marito
fedifrago, un amore costruito a tavolino per accostare l’ipocondriaca collega
tabaccaia ad un avventore schizzato ossessionato senza ritorno per un’altra
collega, un tour mondiale organizzato per un nano da giardino (divenuto
la mania fissa del padre) per spingere il genitore a viaggiare. Il favoloso
mondo di Amélie, che contenderà a La stanza del figlio
di Nanni Moretti l’Oscar per il miglior film straniero, in Francia, come pure
negli States, è diventato, oltre che un campione d’incassi, un vero
fenomeno di costume. Nel cast d’obbligo segnalare l’interpretazione della
deliziosa esordiente Audrey Tautou, come pure le prove del regista Mathieu
Kassovitz e di Rufus, un caratterista molto caro a Jeunet.
Il favoloso mondo di Amélie - Le fabuleux destin
d'Amélie Poulain, regia di Jean-Pierre Jeunet, con Audrey Tautou, Mathieu
Kassovitz, Rufus, Yolande Moreau, Artus de Penguern; commedia; Fran./Germ.;
2001; C.; dur. 2h
Voto
8