Pearl Harbor
Bad Boys 2
The island

Gli amori e i disastri storici, come Titanic insegna, pagano bene al box office, e Michael Bay la lezione aveva mostrato già di saperla applicare con ottimi risultati in Armageddon, figuriamoci poi se si tratta di mettere in scena la pagina nera per definizione della storia americana, ovvero Pearl Harbor, il kolossal disneyano con il budget più cospicuo della storia del cinema (140 milioni di dollari e rotti). Se aggiungiamo un bel triangolo amoroso ad intervallare le pressanti scene di guerra (con interpreti giovani e belli, of course) ed i 'soliti' effetti speciali firmati dalla Industrial Light & Magic, l'unico possibile risultato dovrebbe essere un grande successo di pubblico. Ma la storia prende avvio ben prima del tragico evento del 7 dicembre 1941 quando, a seconda guerra mondiale in corso, gli Usa tentennavano ad entrare nel conflitto: Ben Affleck e Josh Hartnett interpretano Rafe e Danny, due amici d'infanzia accomunati dalla passione per il volo ed entrambi ansiosi di servire la patria come piloti. A New York la recluta Rafe s'innamora della deliziosa infermierina Evelyn, ovvero la bella Kate Beckinsale: l'amore è corrisposto ed i due si fidanzano per separarsi subito, dato che Rafe si è offerto volontario per combattere nello squadrone Eagle in Inghilterra. Nel frattempo Danny ed Evelyn vengono trasferiti nella paradisiaca base di Pearl Harbor, alle Hawaii, dove il tempo scorre tra spiaggia, surf e spensieratezza, almeno finché arriva la funesta notizia che l'aereo di Rafe è stato abbattuto. Il suo amico fraterno e la fidanzata inconsolabile, dopo un periodo luttuoso, trovano conforto l'uno nella braccia dell'altra (galeotto fu il paracadute...): Rafe, scampato miracolosamente, torna in tempo per gustarsi gli sviluppi locali (l'ex fidanzata incinta del suo miglior amico) e per contrapporsi eroicamente all'attacco a sorpresa dei giapponesi a Pearl Harbor. La disfatta è totale (ed altamente spettacolare), gran parte della flotta del Pacifico di stanza alle Hawaii distrutta: l'ammiraglio nipponico, dopo la vittoria, spera di non aver svegliato il Gigante che dorme. Ed infatti l'anno successivo gli States, ormai in guerra, risponderanno con una missione comandata dal colonnello Doolittle e diretta a colpire il cuore stesso dell'impero del Sol Levante, Tokyo. Chiaramente i due amici saranno tra i piloti dell'impresa, mentre la bella crocerossina ne ascolterà trepidante le gesta eroiche in vista del classico happy ending. Pearl Harbor è un film molto classico nella confezione complessiva, nella regia (magari senz'anima ma impeccabile), nella recitazione, nella sceneggiatura (fin troppo scontata e melensa in molte occasioni) e perfino nel tipico cast all stars - con Cuba Gooding Jr., Alec Baldwin, Tom Sizemore, Dan Aykroyd ed un ottimo Jon Voight in ruoli minori -. Comunque, a parte tutto, riesce a stare in piedi per quasi tre ore senza stancare eccessivamente e si rivela un filmone assai spettacolare, capace di offrire a tratti perfino momenti politicamente corretti - la battuta migliore, non a caso, è di un ammiraglio giapponese che risponde ad un sottoposto in vena di complimenti: "Geniale sarebbe trovare un modo per evitare la guerra" -: in genere però il taglio è smaccatamente epico e patriottico, con lo stars & stripes che sventola in ogni dove dall'inizio ai titoli di coda. Infine la missione (quasi suicida) di risposta alla disfatta a tradimento di Pearl Harbor in pratica è un episodio a se stante che nell'insieme sa di revisionismo storico. Il film di Michael Bay, insomma, non regge il confronto con le rievocazioni su celluloide della tragedia di Pearl Harbor: Da qui all'eternità di Fred Zinneman (1953), pellicola antimilitarista e con un cast strepitoso (sei Oscar), e Tora! Tora! Tora! di Richard Fleischer, Toshio Msuda e Kinji Fukasuku (1970), notevole sotto il versante documentaristico (Oscar per gli effetti speciali). Ma si può scommetere che, con il suo mix di amore-azione-eroismo Pearl Harbor, non deluderà le attese del variegato pubblico che ne azzarderà la visione.

Voto 6½