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Se
nel fumetto italiano c'è una serie particolarmente curata quanto
all'ambientazione psicologica dei personaggi, è sicuramente quella dedicata
all'irresistibile criminologa Julia
Kendall, una che di profili psicologici se ne intende, avvenente eroina
creata nel 1998 dallo sceneggiatore Giancarlo Berardi, lo storico autore di Ken
Parker. La forza di "Julia" è riposta proprio nella cura con la quale
sono stati tratteggiati i protagonisti della serie, sia i caratteri fissi che
quelli estemporanei. Le
avventure della criminologa dai tratti ispirati alla dolce Audrey Hepburn
di Sabrina sono ambientate a Garden City, negli States: Julia Kendall è
una nota docente universitaria che, in qualità di psicologa, suole dedicarsi
anche ad incarichi part time commissionati dalla Procura cittadina. La
caratterizzazione del personaggio è decisamente originale: in perfetto accordo
all'eleganza ed alla soavità dei propri tratti somatici Julia guida infatti una vecchia e
delicatissima Morgan (non può cambiarla perché è il vanto del suo fidato
meccanico Nick), è single e vive insieme all'adorata gatta Toni: ed
entrambe sono 'accudite' dalla debordante Emily, una governante di colore che
ricorda nell'aspetto e nell'abbigliamento Woopy Goldberg, abbigliata sempre in
stile afroamericano, con letture e preferenze a senso unico, ovviamente di
rigorosa matrice black. La presenza della bella criminologa
di Garden City è spesso richiesta dalla Procura locale per situazioni
d'emergenza: serial killers, negoziazioni di ostaggi, sequestri, casi di
stupro e così via. Nel corso delle indagini Julia Kendall suole avvalersi
delle capacità investigative dell'amico Leo Baxter, un dongiovannesco detective
privato, come pure dei consigli del ruvido tenente Alan Webb - caratterizzato
con i tratti ombrosi di John Malkovich, in litigio continuato con la
protagonista ma al tempo stesso intrigato dalla graziosa psicologa - e del
sergente Ben Irving, l’affabile collega di Webb. Le storie della serie sono
sempre molto elaborate, dei veri e propri romanzi in miniatura: si parte dal
caso da risolvere per ricostruire il quadro di una personalità, secondo una
struttura a spirale che sempre, immancabilmente, finisce per arrivare alla
verità in un crescendo di suspense. Sono avventure solitamente
autoconclusive, e più lunghe di una trentina di pagine rispetto allo standard
delle altre serie bonelliane. L’ultima storia pubblicata in ordine di tempo,
intitolata L’ascensore, è stata scritta con la consueta efficacia da
Giancarlo Berardi e disegnata da Roberto Zaghi. Si tratta di un’avventura
piuttosto anomala per Julia
Kendall, più propriamente una disavventura che promette di concludersi in
modo tragico: recatasi all’Ufficio Imposte all’ultimo momento prima di una prolungata
chiusura per vacanze, la
bella psicologa rimane intrappolata in un ascensore dello stabile, bloccato
per l’interruzione dell’elettricità operata dai guardiani dell’edificio.
Chiaramente tutti gli uffici circostanti sono deserti ed a nessuno possono
arrivare le grida di aiuto della protagonista e del suo occasionale compagno di
sventura. Nell’abitacolo sospeso nel vuoto i due sconosciuti dovranno abbassare
gli schermi imposti dalla vita sociale per risolvere una situazione senza
apparente via d’uscita...
Julia N° 53, L'ascensore, mensile, pp. 134 [Bonelli]
Voto
7½