Craig Thompson
Habibi
Craig Thompson
Blankets
Lo stile vorticoso di Thompson, dopo il diario intimo del toccante Blankets, trova una nuova strada espressiva e si avventura nelle terre fantastiche di un Oriente dal profumo esotico e dalle tinte sognanti di un mondo immaginifico. Il tutto ruota intorno a due anime schiave, da una parte Dodola, imprigionata fina da piccola in un mondo di uomini;
dall’altro c’è Zam, orfano che troverà in lei un
amore assoluto ed imprescindibile. Dai miseri villaggi a sud della Wanatolia, si passa al deserto popolato da nomadi e criminali per finire nella ricchezza abbacinante del Palazzo del terribile Sultano, Zam e Dodola lotteranno
perché il loro destino sia un abbraccio eterno ed
indissolubile. Mio amato, Habibi, racconta di un
rapporto non solo d’amore, ma anche tra l’incontro delle religioni, tra i primi e gli ultimi della classe sociale, per dare sfogo al racconto come collante di un mondo,
dove le emozioni sono il cardine per poter sovvertire tali rapporti e credere
in un cambiamento. Lo stile di Thompson, arriva ad esprimersi in una cornice astratta e poetica e il nero, trova la sua dominante
nel delineare gli umori dei due protagonisti, mentre il colore bianco delinea i dettagli del paesaggio e smussa la durezza del tratto, donandone slancio e profondità. L’edizione targata Rizzoli
Lizard è proposta in un cartonato ben solido, rilegato a dovere e piacevole
da sfogliare, che visto il prezzo è idoneo alla bellezza del formato. Habibi
è un opera ambiziosa, complessa nelle sue tavole in bianco e nero nel disegnare un Oriente di forte d’impatto e fantasmagorico nel
suo immaginario folgorante, intriso di snodi narrativi che porta il lettore in un altro mondo, dove le emozioni trovano un coinvolgimento unico e che lascia beatamente interdetti ed affascinati.
Voto
8 ½