Stripped
Bridges to Babylon
No security
Forty Licks
Gli Stones in concerto a Milano
Gimme Shelter
Beatles contro Rolling Stones
Sulla
carta confezionare un best filologicamente corretto dei Rolling Stones sembrerebbe una cosa
semplice, tranne l’evidente imbarazzo di dover pescare in quattro decadi di
storia del rock: in realtà le pietre rotolanti sono arrivate alla
fatidica doppia raccolta antologica soltanto al quarantesimo anno di
ininterrotta carriera grazie ad una joint venture transatlantica tra la
Decca/Abkco (l’etichetta dei primi Stones fino al 1970) e la Virgin, che ha
accompagnato l’ascesa di Jagger &
Co. dal 1971 in poi. Intendiamoci: raccolte stonesiane erano già uscite, e
di grande successo peraltro – dai due Hot Rocks della Abkco a Jump
back, il best of 1971-’93 della Virgin –, ma mai in grado di
ripercorrere dall’esordio fino ad oggi la lunga strada tracciata dagli Stones a forza di riff di chitarra,
provocazioni in serie ed esempi svariati di anticonformismo: il tutto in
quaranta canzoni equamente distribuite su due dischi per oltre due ore e mezzo
di musica che non bastano, ovviamente, a dar ragione di tutti i classici a
disposizione. A causa dello spazio limitato qualche gemma di valore
inestimabile manca infatti all'appello, logica conseguenza in virtù del
vastissimo repertorio allestito dagli Stones in quarant'anni
di carriera: in Forty Licks finiscono dunque per non trovare
spazio Lady Jane, Love in vain, As tears go by e Waiting
on a friend, giusto per citare qualche titolo. La doppia antologia ha però
il pregio di essere stata elaborata secondo un criterio, se non impeccabile
sotto il versante cronologico, almeno efficace quanto ad impatto sequenziale,
come se si trattasse dell’ideale scaletta di un concerto: il primo disco
ricostruisce l’iter degli Stones inguaribilmente
fanatici di blues e R&B, tra ballate, pezzi movimentati e
qualche cover; il secondo elabora invece il percorso degli Stones maturi, modaioli e più contaminazionisti.
Le emozioni maggiori sono assicurate, come è logico attendersi, dai venti brani
storici del primo disco, che affastella in rapida successione versioni
magnificamente rimasterizzate di brani epocali come Street fighting main e
Jumpin’ jack flash, l’inno generazionale (I can’t get no)
Satisfaction, canzoni maledette come Sympathy for the devil o Under
my thumb, indimenticabili capolavori blues rock del calibro
di Gimme shelter, Not fade away, Honky tonk women o It’s
all over now, languide ballate come Wild horses o Ruby Tuesday.
Il secondo disco spazia invece da Start me up fino agli Stones
di oggi e presenta tra le altre mirabilia capisaldi del rock come
le sferzanti Brown sugar, It’s only rock’n’roll e Mixed
emotions, sperimentazioni, varie, sprazzi del periodo disco (Miss you e Emotional
rescue), più gli immancabili quattro inediti datati 2002, ovvero
nell’ordine il singolo di lancio Don’t stop, Keys to your love, Stealing
my heart ed il conclusivo Losing my touch. E’ solo una raccolta
antologica, in cui però saltando da una traccia all’altra si ripercorrono i
fasti della più grande rock’n’roll band di tutti i tempi. E le quattro ‘pietre’ superstiti non
accennano minimamente a voler smettere di rotolare su e giù per i palchi di
tutto il mondo...
Rolling Stones, Forty Licks [Virgin/Abkco 2002]
Voto
8