Chissà che cosa vorrà mai dire “ Mylo Xyloto” nella lingua a
base di sinth che parlano i Coldplay …
Probabilmente è solo un suono che dev’essere sembrato intrigante a Chris Martin
e soci, come pure l’idea del duetto con Rihanna, giovin popstar del
momento per definizione, in Princess of China, che sicuramente non è la canzone più significativa della tracklist. Tralasciando questi dettagli, che forse hanno
soltanto lo scopo di far parlare la stampa ancor di più del disco, passiamo ad esaminare le altre tredici tracce della scaletta,
rilevando subito che nel complesso Mylo Xyloto segna un ritorno alla semplicità dopo le divagazioni sperimentali che contrappuntavano il precedente album Viva la vida. Di rassicurante c’è da segnalare prima di tutto
quell’impasto quasi liturgico di sintetizzatori e chitarre che ormai è diventato la firma del gruppo, e che ritroviamo fin da
Hurts Like Heaven,come pure in Paradise, una sorta di pop metafisico
che piacerà immensamente ai fan della prima ora del gruppo britannico. Molto
bella anche la successiva Charlie Brown, molto più
movimentata ma ugualmente emozionante. Nel pezzo seguente, Us
against the world, invece i Coldplay
cambiano registro optando per una sorta di folk
intenso, epico e minimalista avviato lungo un’insostenibile progressione. Dopo
il fin troppo tranquillo pop di Every teardrop is a waterfall,
finalmente si cambia registro con l’ombrosa ed elettrica Major Minus. Dopo il duetto con Rihanno c’è ancora spazio per una
ballata strappa emozioni per piano come Up in flames
e per la conclusiva Up with the birds, dove Chris
Martin si lascia andare esplodere dopo una lunga intro di sapore blandamente
soul. Un bel disco nel complesso, che lascia però l’ascoltatore ormai
felicemente sazio del Coldplay-style incerto sulla prossima divagazione a
tema che il gruppo britannico saprà regalarci la prossima volta. Nel frattempo Mylo Xyloto si lascia ascoltare
gradevolmente, nonostante il titolo incomprensibile.
Coldplay,
Mylo Xyloto [Emi 2011]
Voto
8