Gommalacca
Fleurs
Ferro battuto
Franco Battiato pronipote dei padri del deserto
Fleurs3
Non
sono molti gli album imputabili alla non troppo frequentata arte della cover
– reinterpretazione di un brano (solitamente famoso) del passato –, che
talvolta ha originato dischi di livello assoluto come Run
devil run di Paul McCartney, Songs from the last
century di George Michael o Swing when you’re winning
di Robbie Williams. Sono ancora meno gli artisti che si sono messi alla
prova con questo genere insolito più di una volta in carriera: a tale
genealogia, probabilmente l’unico esempio in Italia, appartiene anche Franco Battiato che, da cantautore dotato di
una forte vena sperimentale, ha offerto con Fleurs nel 1999 la
sua personalissima esegesi della raccolta di covers, scegliendo gemme
rare e disperse della canzone (e non solo d’autore) italiana e straniera del
Novecento, un album di rara compattezza ed indiscutibile lirismo, sicuramente
assimilabile al notevole
livello della produzione inedita del cantautore siciliano. A Battiato,
inveterato conoscitore di musica classica e popolare, sono rimaste nel cassetto
abbastanza gemme perdute da costringerlo ad iterare l’esperienza, descritta con
un titolo come Fleurs3 forse anche per scongiurare il pericolo di
altri sequels: non sono infatti previste altre raccolte di fiori
musicali, almeno nell’immediato futuro, per non cadere in una serialità
dichiarata che toglierebbe freschezza all’amore filologico di questo gioco di
ricerca. Gioco che ripete, con la stessa vena da indefesso archivista di 45
giri ed LP ormai irreperibili, il fortunato modulo del primo Fleurs:
dieci covers più due inediti ottimamente inglobati nell’insieme –
trattasi stavolta dell’intrigante Come un sigillo, cantata in duetto con
Alice, e del dichiarato exercice du style di Beim Schlafengehen,
addirittura un lied di Strauss su testo di Hermann Hesse, interpretato
insieme alla soprano Daniela Bruera –. La raccolta prende avvio in chiave
malinconica con Perduto amore di Adamo, un cantante italo-belga
piuttosto popolare all’inizio degli anni Sessanta, e particolarmente caro a Battiato se ha deciso di utilizzarne una
composizione come traccia apripista, anche perché a ruota segue un pezzo come Impressioni
di settembre, scritto da Mogol per la P.F.M., una canzone ancora attuale
per sound e impatto testuale. E poi arriva la splendida Se mai,
ovvero la versione italiana della splendida Smile (direttamente da Tempi
moderni di Charlie Chaplin) su testo sentimentalmente toccante di Giorgio
Calabrese. Dopo la perla chapliniana Franco Battiato presenta Ritornerai di
Bruno Lauzi, la vera grande riscoperta di Fleurs3,
esattamente come Sergio Endrigo per il primo Fleurs. Si continua
con Col tempo sai di Leo Ferré, altro bottone di collegamento con la
prima raccolta di coversdi Battiato, che proprio
nell’ambito della canzone d’autore francese aveva ricercato alcuni tra i fiori
più preziosi del disco. La seconda metà dell’album presenta due classici
d’annata della canzone italiana: una frizzante versione di Insieme a te non
ci sto più – scritta da Paolo Conte per Caterina Caselli e ripescata nella soundtrack
de La stanza del
figlio di Moretti – e addirittura Il cielo in una stanza,
l’intramontabile classico di Gino Paoli, interpretato da Battiato in modo
essenziale ma, tutto sommato, efficace. Non entusiasmano invece le riletture de
Le tue radici di Alan Sorrenti né Sigillata con un bacio, ultima cover
del disco prima degli inediti finali, la versione italiana di Sealed
with a kiss, un brano pop al 100 % firmato Frankie Avalon. E’ invece
superba, sicuramente la canzone più emozionante dell’intero disco, la cover
interposta tra le due sopra citate, ovvero Se tu sapessi di Bruno Lauzi,
incisa all’inizio dei favolosi anni Sessanta da Salvatore Vinciguerra, artista
presto caduto nel dimenticatoio: una canzone davvero splendida, una perla
scomparsa del passato che Battiato
ha opportunamente riportato alla luce.
Franco
Battiato, Fleurs3 [Sony 2002]
Voto
7½