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  19/04/2024 - 04:01

 

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Scanner - musica
 


Franco Battiato
Ferro battuto
[Sony 2001]
L'artigiano del ferro... sonoro

 




                     di Paolo Boschi


Gommalacca
Fleurs
Ferro battuto
Franco Battiato pronipote dei padri del deserto
Fleurs3


Dopo lo strumentale Campi magnetici Franco Battiato cambia nuovamente registro in Ferro Battuto, un album che porta le sue iniziali e registra fedelmente l'ormai noto eclettismo musicale dell'artista siciliano. L'ultima incisione vocale firmata da Battiato erano le notevoli covers di Fleurs, disco intenso, vario e suggestivo: lo stesso può dirsi delle dieci canzoni (più la cover di Hey, Joe di Jimi Hendrix) che compongono Ferro Battuto, che è spesso intenso, molto vario, talvolta suggestivo ma non sempre ispiratissimo, dato che già il primo ascolto trasmette l'impressione di ritrovarsi più o meno dalle parti de La voce del padrone, il che non è necessariamente un difetto ma induce il sospetto di ripetitività. L'attacco dell'album è segnato dal battente ritmo elettronico di Running against the grain, che presenta un vocalist di lusso come Jim Kerr dei Simple Minds ed itera in modo originale la verve di Shock in my town. Già dalla seconda traccia, però, Franco Battiato cambia registro (e passo ritmico) con l'eterea Bist du bei mir, contrappuntata da refrains pseudo-operistici in tedesco. Il concettualismo testuale tipico dell'artista siciliano - l'album come di consueto è stato scritto a quattro mani con il filosofo Manlio Sgalambro - raggiunge vette suggestive in La quiete dopo un addio, che l'autore ha confessato di aver rielaborato per sei mesi di fila. La successiva Personalità empirica conferma l'amore di Battiato per i crossovers a sorpresa: si apre infatti con un'ardita citazione del Primo Concerto per Pianoforte e Orchestra di Ciaikowsky e continua con i sinuosi gorgheggi in francese di Natacha Atlas. A ruota si completa la complessa commistione linguistica di Ferro Battuto: dopo l'inglese di Running against the grain, il tedesco di Best du bei mir ed il francese di Personalità empirica, arriva infatti anche il dialetto siciliano che contraddistingue Il cammino interminabile, l'ennesima miscellanea felicemente sospesa tra ritmi tradizionali e pop. Lontananze d'azzurro, ispirata da una poesia di Schopenauer e costruita intorno ad un'aria semplice quanto suggestiva, precede la cover dell'hendrixiana Hey, Joe, rallentata ad arte e radicalmente stravolta rispetto all'originale, rispetto alla quale si sviluppa in modo inatteso verso sonorità elettroniche ed esotiche al tempo stesso (peculiarità assicurata dalla splendida voce di Natacha Atlas), un'altra cosa insomma. La coda dell'album presenta ancora curiosi esperimenti di contaminazione culturale: per la sincopata e rapidissima Sarcofagia lo spunto arriva addirittura da un'operetta morale di Plutarco, mentre Scherzo in minore è un gioco jazzistico assai orecchiabile ed ispirato al mitico Django Reinhardt. Insomma nel complesso un bel disco: ricco, vario, aperto in molteplici direzioni.

Franco Battiato, Ferro battuto [Sony 2001]

Voto 7½ 

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