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  18/04/2024 - 21:47

 

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Scanner - musica
 


Franco Battiato
Fleurs
[Mercury 1999]

 




                     di Paolo Boschi


Gommalacca
Fleurs
Ferro battuto
Franco Battiato pronipote dei padri del deserto
Fleurs3


Franco Battiato è un musicista da sempre in grado di dosarsi a livello verbale, uno che non spreca mai le parole: ecco dunque che Fleurs si configura scopertamente come una raccolta a partire dal titolo, una sorta di florilegio musicale che accoglie al suo interno le suggestioni che hanno segnato la carriera del musicista siciliano. Dopo i recenti L'imboscata e Gommalacca arriva quindi un album di covers con l'aggiunta di un dittico finale di inediti (Medievale e Invito al viaggio), firmati con la consueta perizia lessicale dal collaudato binomio formato dallo stesso Battiato e dal filosofo Manlio Sgalambro, ormai assunto stabilmente nella schiera di collaboratori storici dell'artista. E' comunque un gioco tremendamente serio quello di Fleurs: dentro vi hanno trovato spazio brani di Fabrizio De André e Jacques Brel, motivi popolari, un pezzo degli Stones, due brani di Sergio Endrigo. Fleurs percorre un personale itinerario di emozioni, non a caso si chiude con un Invito al viaggio, quasi a dire: questo è il mio percorso, avete viaggiato con me, ora trovate le note della vostra via. Una bella idea, piuttosto frequentata, che Battiato ha comunque riletto a modo suo, al solito, senza sbagliare un colpo nella misura delle citazioni. Spesso infatti, quasi Inevitabilmente, raccolte di questo tipo risvegliano negli artisti un bisogno selvaggio di assemblamento sfrenato: nel suo caso Battiato ha semplicemente percorso i binari della sua memoria, con una marcata preferenza per i favolosi anni Sessanta, favolosi anche a livello di musica, di uomini, di storie. Quelle che troviamo in Fleurs sono più che altro storie di amori perduti, di malinconie insostenibili, di sguardi sul passato, di cose non dette: si comincia con La canzone dell'amore perduto di De André, un brano letteralmente intriso di poesia, che la voce di Battiato accarezza morbidamente. Poi segue a ruota Ruby Tuesday a firma Jagger-Richards, il cui refrain era già stato citato in Cuccurucucù, anni fa: ora Battiato completa l'opera rileggendo l'evergreen dei Rolling Stones con la lente divergente di un arrangiamento in tono minore. Dopo la perfomance in lingua inglese arriva anche la prima canzone francese (in versione originale), J'entends siffler le train, seguita dall'atmosfera crepuscolare di Aria di neve di Endrigo, di cui Battiato ha 'coverizzato' anche Te lo leggo negli occhi, più spostata sul versante intimistico. Tra una riuscita versione di un classico popolare (Era de maggio) sono posizionate le due vere gemme di Fleurs: la prima è la splendida La canzone dei vecchi amanti (La chanson des vieux amants), che Battiato interpreta nell'unico modo possibile, con l'insostenibile soavità con la quale si raccolgono i pezzi di un mosaico amoroso. La seconda porta ancora la firma di De André, probabilmente l'episodio più suggestivo del disco: Amore che vieni, amore che vai, canzone intensa, di rara forza evocativa, con la quale Battiato ci ricorda a modo suo che l'unico modo per non dimenticare un poeta in musica è continuare a cantare le sue poesie. Un grande album: dopo le "relazioni apocrife" di Gommalacca il musicista siciliano prosegue il suo viaggio con gli 'apocrifi firmati' di Fleurs, un ininterrotto filo rosso di fleurs d'amour con nome e cognome.

Franco Battiato, Fleurs [Mercury 1999]

Voto 8 

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