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  25/04/2024 - 02:47

 

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Scanner - musica
 


Robbie Williams
Swing when you're winning
[Chrysalis 2001]

 




                     di Paolo Boschi


Sing when you're winning
Swing when you're winning
Escapology


Esseri sorprendenti come Robbie Williams rendono la vita, appunto, piena di sorprese dietro l'angolo. Non solo sotto il versante artistico, ma per la capacità di non prendersi mai troppo sul serio e trovare dentro di sé risorse inaspettate da proporre al pubblico. Nessuno avrebbe mai potuto scommettere che il grande transfuga dei Take That si sarebbe imposto all'attenzione come uno dei solisti più interessanti sulla scena musicale degli ultimi anni: ne sono l'ennesima dimostrazione le quindici tracce di Swing when you're winning, che è una bella citazione con opportuna traslazione swing del titolo del suo precedente album. Stavolta Robbie si diverte a giocare con Frank Sinatra, Dean Martin e Sammy Davis Jr., dedicatari obbligati dell'opera, una bella raccolta di covers dei bei tempi andati, una riuscita full immersion nel repertorio classico della musica leggera americana, palesato peraltro dalle foto di copertina e del booklet interno, dove Mr. Williams ci offre una versione d'epoca di se stesso. Prima d'entrare nel dettaglio dell'album, è d'obbligo rilevare che i principali presupposti per un'operazione simile sono: un buon bagaglio vocale, la rara dote di mettersi in mostra senza strafare, ed infine un ottimo organico di strumentisti di supporto, nel caso specifico la London Session Orchestra. Swing when you're winning prende avvio in sordina con le note sentimentali e rarefatte di I will talk and I Hollywood will listen, l'unico inedito dell'album, che prelude ad un paio di pezzi da novanta del genere swing come Mack the Knife e Somethin' stupid, in delizioso duetto con la cantante per caso Nicole Kidman - una coppia che non fa rimpiangere troppo gli interpreti originali, ovvero Frank e Nancy Sinatra -. Continuando a scorrere la tracklist continuano ad affiorare le memorabili magie sonore del passato: l'intramontabile Do nothin' till you hear from me composta da Duke Ellington & Bob Russell, quindi l'insostenibile It was a very good year, un notevole duetto virtuale tra Robbie e l'indimenticabile Frank Sinatra con un piccolo aiuto della tecnologia moderna, ed ancora la ritmata e contagiosa Straighten up and fly right, un classico composto nel lontano 1943 da Nat King Cole e Irving Mills. La settima traccia è una vera chicca estrapolata da High Society, un classico degli anni Cinquanta interpretato da Grace Kelly, Bing Crosby e Frank Sinatra: il brano (ad alto tasso alcolico) s'intitola Well, did you evah e nell'anno di grazia 2001 a cantarlo con l'eleganza e l'ironia dell'originale sono stati Robbie Williams con Jon Lovitz del "Saturday Night Live's". Nella successiva Mr. Bojangles il giovane cantante britannico omaggia Sammy Davis Jr., ed a ruota il ragazzo mostra veramente di saperci fare interpretando One for my baby accompagnato al piano dalle magiche dita dell'ottantaquattrenne Bill Miller. Non sembra invece molto ispirato in Things, in duetto con Jane Horrocks, ma si tratta solo di un momento di pausa perché il ritmo torna alto e resta tale fino alla fine: ecco a voi Ain't that a kick in the head, la deliziosa They can't take that away from me di George e Ira Gershwin discretamente interpretata in coppia con Rupert Everett, e quindi Have you met Miss Jones? (già nella soundtrack de Il diario di Bridget Jones), ed ancora la jazzata Me and my shadow in coppia con Jonathan Wilkes ed infine l'atmosfera di Beyond the sea di Charles Trenet e Jack Lawrence. Riassunto dell'operazione: un inedito a tema, quattordici covers credibili, numerose guest stars, un insospettabile crooner di razza: ovvero come rendere unico quello che sulla carta parrebbe un semplice divertissement. L'ideale colonna sonora per una serata senza pensieri e con molto swing...

Robbie Williams, Swing when you're winning [Chrysalis 2001]

Voto 7½ 

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