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  27/04/2024 - 05:01

 

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Stephen King
Il Miglio Verde
Milano, Sperling & Kupfer, 1999
La sedia elettrica e gli ultimi metri di un condannato a morte

 




                     di Paolo Boschi


Il miglio verde - Il romanzo
Il miglio verde - Il film
Cuori in Atlantide - Il romanzo
Cuori in Atlantide - Il film
L'acchiappasogni
Mucchio d'ossa
Tutto è fatidico


C'è sempre un periodo che marca in modo indelebile la vita di un uomo: per l'anziano Paul Edgecombe, ormai esiliato tra le mura dell'ospizio di Georgia Pines, quel periodo è sicuramente il 1932, quando fece la conoscenza del detenuto John Coffey, una montagna nera di oltre due metri, un sadico assassino per i suoi giudici, un ingenuo dono di Dio per chi lo conobbe davvero. All'epoca Edgecombe era il capocerbero del Blocco E al penitenziario di Cold Mountain, quello riservato ai condannati a morte, destinati a percorrere il Miglio Verde, dal colore del linoleum dell'ultima distanza che li separa da Old Sparky, la sedia elettrica. Qualcosa costringe Edgecombe a riordinare su carta un anno fatidico di avvenimenti, perché Elaine Connelly, la sua amica speciale, possa conoscerli: oltre ad Edgecombe giovane facciamo così la conoscenza delle altre guardie carcerarie ("Brutal", Dean, Harry e il perfido Percy) e dei compagni di sventura di John Coffey il cajun Eduard Delacroix e il Signor Jingles, il suo inseparabile topo, l'indiano Bitterbuck, il selvaggio William Warthon . Il viaggio nella memoria di Paul Edgecombe è un tuffo in presa diretta nel periodo della Grande Depressione. Il particolare punto di vista scelto da Stephen King gli permette di stupire il lettore con improvvise rivelazioni sul corso della storia: conosciamo il semianalfabeta di colore John Coffey, forse ritardato, forse assassino di due innocenti, ma assai pentito, e sappiamo poco dopo che il 1932 fu il suo ultimo anno e la sua esecuzione l'ultima per Paul Edgecombe. Perché, di lì a poco, Coffey manifesterà a sorpresa il potere miracoloso delle sue mani, capaci di guarire gli altri in modo stupefacente: quanto basta ad attivare la curiosità del capoguardia per fare luce sulle effettive circostanze che hanno portato il detenuto al Miglio Verde. Una grande storia che Stephen King ha voluto comporre sezionandone la pubblicazione in sei puntate, in modo che, all'uscita di ogni volume in libreria, l'autore stesso non aveva idea di come sarebbe andata a finire la storia in pratica come accadeva con i romanzi a puntate di Charles Dickens. King torna alla narrativa d'ambientazione carceraria su un suo racconto è basato Le ali della libertà di Frank Darabont tingendo il suo romanzo a puntate con le tinte di un mistery tale. E ne Il miglio verde lo scrittore americano affronta per la prima volta un argomento di scottante attualità: la sedia elettrica e gli ultimi metri del condannato a morte prima di sedervisi. Una complessa ed intrigante storia di amicizia, memoria e morte, con un finale davvero sorprendente: l'ennesima dimostrazione, se mai ve ne fosse bisogno, del grande talento letterario del re del brivido.

Stephen King, Il Miglio Verde, The green mile, Milano, Sperling & Kupfer, 1999

Voto 8 

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