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Cuori in Atlantide ci consegna uno Stephen Kingin libera escursione letterariarispetto al suo filone privilegiato, l'horror, per quanto tra i cinque racconti che compongono questo volume il sovrannaturalefinisca comunque per acquistare un ruolo di primo piano in più occasioni. "Per quanto difficile sia crederlo, gli anni Sessanta non sono fantastici, sono accaduti davvero": in questi termini il re del brividodescrive la genesi dell'ambientazione e dello spirito di questo libro, che affonda le sue radici nell'autobiografia dello scrittore del Maine, in un periodo contraddittorio e conflittuale per gli Stati Uniti, con la nascita del movimento hippy, le contestazioni giovanili per la guerra in Vietnam, e la tragedia del Vietman tout court. Il titolo d'altra parte mette subito sull'avviso: Atlantide era infatti il nome con cui i militari americani chiamavano il Vietnam e Cuori il nome di un gioco di carte molto popolare al fronte. Cuori in Atlantideè un romanzo nascosto dietro la maschera di cinque racconti ambientati tra il 1960 ed il 1999, racconti che si rincorrono a livello subliminale e nei quali si riaffacciano gli stessi personaggi ritratti in tempi diversi ed alle prese con storie diverse. Si comincia da un'ottica dichiaratamente adolescenziale con Uomini bassi in soprabito giallo, in cui il piccolo Bobby Garfield vive nel 1960 l'indimenticabile primo amore con la coetanea Carol Gerber e conosce Ted Brautigan, uno strano anziano che lo introdurrà alla scoperta della letteratura e dell'eterna lotta tra il bene ed il male, splendidamente simboleggiata dal surreale spunto degli uomini bassi in soprabito giallo del titolo, proprietari di auto talmente sgargianti e pacchine da sembrare vive. Poi si passa al 1966 ed all'odissea universitariadi Pete Riley, contagiato come il resto dei suoi compagni di studi dall'epidemia del gioco di Cuori nel racconto che presta il titolo alla raccolta e vittima degli scherzi (amorosi) del cuore- s'innamorerà infatti di Carol Gerber, ormai giovane donna -. Il Vietnam non è mai narrato in presa diretta ma è protagonista sommerso ed impossibile da dimenticare nei due racconti successivi: Willie il cieco, ambientato nel 1983 ed incentrato sull'epica espiazione quotidiana del reduce Willie Sherman, e Perché siamo finiti in Vietnam, ambientato nel 1999 e che ci mostra gli ultimi giorni di John Sullivan, amico d'infanzia (ed anch'egli reduce da Atlantide) di Bobby e Carol. I due si ritroveranno dopo quasi quarant'anni per porgergli l'estremo saluto in Scendono le celesti ombre della notte, che chiude questo splendido romanzo latente in modo perfettamente circolare. Un romanzoincredibilmente ricco sotto il versante narrativo, aperto alle suggestioni televisive d'epoca, agli spunti autobiografici dell'autore, alle contaminazioni con il variegato universo dei fumetti: una raccolta di racconti che sconfina in un frammentario romanzo di formazione, indimenticabile come la tragedia storica scelta a protagonista latente di queste storie.Stephen King, Cuori in Atlantide, Milano, Sperling & Kupfer, 2000; pp. 584
Voto
7½