E'
una sfida difficile quella di scrivere un romanzo con un quadro come
punto di partenza. Ancora più arduo se il quadro in questione è un capolavoro
che mal si lascia classificare e definire, come nel caso de La Tempesta di Giorgione.
Eppure è quel che è riuscito a fare nell’omonimo romanzo Juan
Manuel De Prada, spagnolo, classe 1970, già due libri di racconti (uno è Coños) ed un romanzo all'attivo, che
con la sua ultima fatica letteraria è riuscito nientemeno che ad aggiudicarsi
il Premio Planeta nel 1997: come era facile prevedere il suo libro in breve è
diventato un bestseller nazionale,
proponendo il
giovane scrittore come una delle maggiori rivelazioni della scena
letteraria spagnola. La storia vede per
protagonista Alejandro Ballesteros, un giovane docente d'arte di chiare origini
iberiche, il quale, dopo anni di studi 'teorici' si decide ad andare a vedere dal
vero l'oggetto delle sue elucubrazioni critiche, ovvero l'enigmatico quadro di Giorgione,
La Tempesta. Ballesteros
arriva così a Venezia in pieno
inverno: la capitale veneta è già una città a parte per conto suo, ma
Ballesteros la trova anche in un momento particolare, allagata e addirittura
coperta di neve. Il giorno stesso del suo arrivo il giovane critico d'arte spagnolo si trova spettatore di un delitto
(c'era da chiederlo?) del suo campo, per così dire: la vittima infatti è un
falsario d'arte, piuttosto famoso in certi ambienti. Ben presto Ballesteros
viene attirato sempre più nella spirale del mistero, che ha a che fare col
quadro oggetto della sua ricerca più di quanto si potrebbe immaginare. Alle
prese con un caso eccezionale, in una città eccezionale come Venezia (e in una situazione fuori
dall'ordinario), e dovendo chiarire i misteri di un quadro eccezionale, vien da
sé che a Venezia Ballesteros si trova anche ad incontrare una donna
eccezionale, Chiara, ed a iniziare con lei una storia d'amore che lo lascerà
segnato per sempre. Esattamente ciò che gli avviene entrando in contatto col
fascino secolare della capitale lagunare: una città dalle caratteristiche
uniche, abitata da personaggi quasi al di fuori dalle consuete norme del
vivere, dove l'arte è intrecciata a doppio filo con la realtà, e dove la realtà
quasi mai è come appare a prima vista. Per risolvere il mistero del delitto e
de La
Tempesta di
Giorgione, il giovane spagnolo dovrà rimestare nel
torbido della laguna e niente per lui
sarà più come prima. La Tempesta è un romanzo che
non si lascia (co)stringere nelle maglie di un genere ben definito: è un vero e
proprio coacervo narrativo (nell'accezione positiva del termine), essendo
perennemente sospeso tra gli schemi della letteratura poliziesca
e quelli del romanzo d'intreccio, con qualche concessione anche alla narrativa
di matrice pulp. E poi, 'fuse'
insieme alle pagine dominate dall'azione e dalle riflessioni psicologiche,
anche pagine (e convinte) di critica d'arte - per le quali
l'autore confessa il debito paterno - e con esse la tesi di fondo del romanzo
che «l'arte è una religione del sentimento». Davvero intrigante nel complesso.
Juan Manuel De Prada, La tempesta, Roma, Edizioni e/o, 1998; pp. 349
Voto
7½
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