Lorenzo 1999. Capo Horn
Il mio nome è mai più
Il grande boh
Lorenzo Live
Cancella il debito!
Il quinto mondo
Safari
Ora
Lui è Lorenzo Cherubini, in arte semplicemente
Jovanotti, nato a Roma nel 1966 da genitori originari di Cortona, che
dall’infanzia è diventata il buen retiro toscano dell’artista. Dagli esordi rap (e da DJ Television) è passata tanta acqua sotto i ponti per arrivare fino a Ora, l’ultima fatica di
Jovanotti, arrivata giusto a tre anni dal precedente disco, Safari, uno dei più
belli del primo decennio del terzo millennio: Jovanotti nel frattempo ha
incrociato hip hop, world music, dance e sprazzi di cantautorato, ha maturato
un impegno dai risvolti sociali – come la campagna contro la cancellazione del debito dei paesi del terzo mondo o l’appoggio a Emergency, tanto per citare due esempi –, si è messo in gioco a svariati livelli in campo
letterario, è insomma costantemente cresciuto come uomo e come artista. E tale
crescita si può intravedere anche in Ora,
che è stato presentato come il disco della svolta dance (in effetti questo è vero per molte
canzoni), ma che presenta anche quelle perle cantautorali che hanno fatto la fortuna di Jovanotti. Si tratta di un album che, già a partire dal titolo, vuole essere il disco della
contemporaneità, un disco che sembra movimentato nel ritmo quasi per
compensazione, dato che arriva dopo un momento doloroso della vita privata
dell’artista, la scomparsa della mamma, che peraltro prediligeva le canzoni più
allegre del repertorio del figlio. Ed è un disco che, stando all’autore, non è
nemmeno un disco: Jovanotti ha infatti definito la sua
ultima fatica una playlist, spiegando che il concetto
di disco in senso stretto non esiste più in rapporto ai tempi che corrono.
Comunque sia, ne ha fatto uscire una versione deluxe
di complessive venticinque tracce spalmate su due
dischi e una basic di quindici tracce. Il risultato è
un gran bel disco, spesso davvero mosso, carico di
groove e di energia positiva, e dotato di qualche gemma di quelle
che resteranno nel tempo. Proviamo a scoprirlo partendo dal brano apripista: il
disco prende avvio in chiave elettronica con l’ipnotica Megamix, che lascia il
passo al singolo di lancio, una ballata grintosa di quelle che fanno battere
forte il cuore, Tutto l’amore che ho. A ruota arriva anche la prima meraviglia
del disco, una ballata molto melodica ed essenziale come Le tasche piene di
sassi: testo liricamente toccante ed emozioni allo stato puro, senza esagerare.
Dopo il dinamismo verbale e le spezzature ritmiche di Amami il disco prosegue
con la title track, un altro gioiello indiscusso del disco, in cui
testi e musica s’integrano in un’alchimia perfetta. Successivamente
arriva il tiratissimo hard rock de Il
più grande spettacolo dopo il big bang, in stridente contrasto con le
divagazioni stile chansonnier che
fanno da sottofondo a L’elemento umano e ancor più con il brio de La bella
vita, in collaborazione con Amadou & Mariam. Nuova
traccia, nuovo cambio di registro: ecco l’energia hip hop di Battiti di ali di farfalla
(con Michael Franti).
E poi incombe anche Io danzo, sottofondo ipnotico e testi fulminanti di grande impatto emotivo, “al centro dell’Umanistan”,
per dirla con Jovanotti che danza sulla frontiera... Nella coda del (primo) disco
segnaliamo anche la strepitosa Quando sarò vecchio, che sembra un dirompente mélange tra un pezzo di ska e Vinicio Capossela, e la bellissima
Un’illusione. Il secondo disco si apre con la dance di Spingo il tempo al massimo e poi continua tra picchi di varia intensità: dalla contagiosa I pesci grossi (con Cesare Cremonini) alla dirompente
Sulla frontiera (rivisitazione rock
di Io danzo), dalla trascinante Kebrillah
ad una versione essenziale e ‘brasiliana’ de L’elemento umano. Una gran bella
playlist, per dirla con l’autore, che si fa apprezzare ad un livello più profondo ascolto dopo ascolto: il consiglio è di provarla… ora.
Ora [SoleLuna/Universal
2011]
Voto
8