Unplugged
From the cradle
Pilgrim
Clapton Chronicles
Riding with the king by Eric Clapton & B.B. King
Reptile
Dopo
i fuochi d'artificio dell'album acustico Unplugged
nel 1992 e la notevole performance messa in mostra nelle blues covers
di From the cradle nel 1994, i
claptoniani di vecchia data potrebbero restare sorpresi da questo disco.
Infatti in Pilgrim l’inossidabile Slowhand non sembra
all'altezza dei due lavori precedenti: nonostante la scelta di tematiche
indubbiamente intriganti, si tratta di un album a corrente alternata ed in cui
non tutto funziona sempre a pieno regime. Le canzoni in scaletta ammontano a
quattordici, di cui dodici inedite e due covers
- rispettivamente Born in time di Bob Dylan, scritta
originariamente per Clapton ma poi inserita dall’autore in Under the red sky (1990), e Going down slow di St. Louis Jimmy -. L'album inizia con una
canzone tra pop e reggae come My father eyes - la seconda scritta da Eric Clapton in memoria dello
scomparso figlio Conor dopo l'intensa (e pluripremiata) Tears in heaven - per poi continuare con un alternarsi di brani malinconici,
quasi sussurrati: poi, finalmente, la chitarra di Clapton si accende
in One chance, dal sapore vagamente
anni Settanta, e si fa graffiante e sporca nel blues di Sick and tired
e in Shes gone. Tra gli altri brani
da segnalare anche Circus e Needs his woman, una delicata ballata.
Ma si tratta comunque di fuochi di paglia: in Pilgrim a Clapton sembrano mancare sia
la voglia che l’ispirazione, e le poche perle presenti alla fine restano
isolate rispetto ad un contesto nel complesso ai limiti della mediocrità. In
attesa di essere smentiti dall’ennesimo recupero di classici dal passato, cui
probabilmente il chitarrista
inglese comincerà a dedicarsi molto presto, o almeno questo è quanto ci
auguriamo per lui...
Eric Clapton, Pilgrim [Reprise 1998]
Voto
6½