Unplugged
From the cradle
Pilgrim
Clapton Chronicles
Riding with the king by Eric Clapton & B.B. King
Reptile
Eric
Clapton, classe 1945, chitarrista
d’impareggiabile talento nativo del Surrey, nel corso della sua lunga
carriera ha costruito un variegato repertorio personale, collaborando con
alcuni dei più grandi talenti del rock e meritandosi l’appellativo di Slowhand per il suo
inconfondibile stile. Dal debutto nei primi anni Sessanta Clapton ha prestato
il virtuosismo della sua chitarra a quasi tutti i generi e, prima
d’incominciare la carriera solista nel 1974, ha fatto parte degli Yardbirds,
dei Bluesbreakers di John Mayall e dei Derek & the Dominoes, e fondato
negli stessi anni i Cream e gli
effimeri Blind Faith. Con From the cradle Clapton sembra aver
deciso di chiudere il cerchio dei suoi molti esperimenti tornando al primo
amore, ovvero al blues, il genere grazie al quale è divenuto una figura
di culto in tutto il mondo. Dovendo ‘tornare alla culla’ Slowhand ha intelligentemente
optato per una raccolta di covers di grandi classici e perle
dimenticate, reinterpretate (e registrate rigorosamente dal vivo) con l’apporto
di una band di strumentisti d’eccezione: Dave Bronze al basso, Jim
Keltner alla batteria, Andy Fairweather Low alla chitarra, Jerry Pornoy
all’armonica, Chris Stainton alle tastiere, Roddy Lorimer alla tromba, Simon
Clarke al sax baritono e Tim Sanders al sax tenore. Tra gli autori dei classici
scelti per l’occasione da Eric Clapton
spiccano i nomi di Lowell Fulson, Eddie Boyd, Willie Dixon e Elmore James. From
the cradle presenta complessivamente sedici brani: l’apripista è la
ritmata Blues before sunrise, seguita a ruota dall’insostenibile Third
degree e dalla movimentata Reconsider baby. Dopo l’immancabile (e
sincopata) Hoochie coochie man arriva anche la rarefatta Five love
years (marcata da una favolosa intro della chitarra di Clapton) e l’up tempo
di I’m tore down. How long blues ci riporta dalle parti del blues
rurale: e nel Mississippi e dintorni orbitano anche le successive Goin’ away
baby e Blues leave me alone, davvero splendida. Incredibile è anche
la versione claptoniana di Sinner’s prayer, in lento, costante ed
insostenibile crescendo. La scaletta di questa imperdibile raccolta si completa
con il sapore acustico di Motherless child, la sferzante It hurts me
too, l’atmosfera soffusa di Someday after a while (con la chitarra
di Clapton in
stato di grazia), l’essenzialità acustica di Standin’ round crying e di Driftin’,
ed infine la magica Groning the blues. Una collana di perle ritrovate:
non c’è altro modo per stringere in una definizione questa spettacolare
antologia tascabile del blues.
Eric Clapton, From the cradle [Reprise 1994]
Voto
9