partner di Yahoo! Italia

Fizz - Idee e risorse per il marketing culturale !

Scanner - Cultura Opinioni Online
links redazione pubblicità info redazione@scanner.it


   


CCCP
Felicitazioni!
Jesus Christ Superstar
Oltre gli stereotipi
La rivincita del Liscio
La grande festa del ballo e della musica folk
Led Zeppelin
Physical Graffiti
David Bowie
Addio Ziggy
Litfiba
Trilogia 1983-1989
Franz Ferdinand
Tonight: Franz Ferdinand
Sting
Symphonicities
Carla Bruni
Comme si de rien n’était
Firenze cambia musica
il grande evento musicale

 


Ricerca avanzata

 

 

Arte Musica Libri Cinema Live Interviste Home Vignette Gallery Hi-Tech Strips Opinioni Gusto Ospiti TV

  26/04/2024 - 16:03

 

  home>musica > cult

Scanner - musica
 


The Beatles
Let it be... naked
[Emi 2003]

 




                     di Paolo Boschi


1
Yellow Submarine Songtrack
The Beatles Anthology
Beatles conro Rolling Stones
Paul McCartney. Many years from now
Flaming Pie
Run Devil Run
Driving Rain


Con l’uscita di Let it be... naked, il 14 novembre 2003 ha finito per diventare una data storica per i cultori dei Beatles e per ogni melomane generico, forse più dell’8 maggio 1970, quando fu pubblicato Let it be, l’ultimo Lp ufficiale dei Fab Four, registrato un anno prima e riarrangiato dal noto produttore Phil Spector, quando il quartetto di Liverpool aveva già ufficializzato il proprio scioglimento. Per ogni beatlesiano che si rispetti il vero canto del cigno del proprio gruppo preferito era stata l’epico medley di The end che chiudeva Abbey Road, uscito nel 1969 ma di fatto registrato dopo le sessions in studio di Let it be. In realtà il progetto originario dell’ultimo disco ufficiale del gruppo era nato con uno spirito completamente diverso, soprattutto su spinta di Paul McCartney, l’ultimo dei Fab Four ad ammainare bandiera bianca davanti alle tensioni che avrebbero finito per sgretolare la band dalle radici: il disco si sarebbe probabilmente chiamato Get back, avrebbe dovuto recuperare lo spirito dei Beatles degli esordi, preludere al ritorno ai concerti abbandonati nel 1966. Le sedute in studio dell’album destinato a diventare Let it be (o almeno i momenti più sereni) finirono nell’omonimo documentario di Michael Lindsay-Hogg, premiato con l’Oscar per la miglior colonna sonora. In realtà Let it be non convinse mai del tutto i Beatles e soprattutto McCartney, che non gradì affatto il riarrangiamento di Phil Spector – in particolare Macca si arrabbiò per la massiccia orchestra che appensantì la nostalgica leggerezza di The long and winding road –. Trentatre anni dopo e con due soli ‘scarafaggi’ superstiti, Let it be... naked cerca di riportare giustizia filologica sull’album che sancì la fine di un gruppo e aprì le porte ad un mito infinito: la sequenza dei brani è cambiata, tutte le canzoni sono state ‘ripulite’ degli orpelli sonori di Spector, le canzoni Dig it e Maggie Mae sono state eliminate dalla scaletta, mentre è stata inclusa Don’t let me down, una ballata rock blues di John Lennon già edita come lato B di Get back, scelta come pimpante apripista dell’edizione 2003, mentre Let it be, quasi invariata rispetto al 1970, è diventata la chiusa ufficiale dell’ultimo disco dei Fab Four – un atto dovuto, considerando che in questa splendida ballata infinita McCartney si rivolgeva alla madre (morta quando lui era quattordicenne) per superare il punto più drammatico della sua carriera artistica, ovvero la fine dei Beatles, che Paul cercò di evitare in ogni modo –. In mezzo la tracklist di Let it be... naked presenta nell’ordine il valzer di nonsenses di Dig a pony, il blues discreto di George Harrison in For you blue, una The long and winding road più lirica ed essenziale, la ritmata ballata di sapore folk di Two of us (in pratica identica al 1970), una rilettura filologicamente corretta di I’ve got a feeling, un energico rock che fondeva due mezze canzoni di Paul e John come nella storica A day in the life, quindi One of 909, un divertissement giovanile lennoniano di sapore skiffle, e, dopo la new entry Don’t let me down, una versione assai più grintosa di I me mine di George Harrison, ripulita dalle troppe aggiunte di Spector, esattamente come la successiva Across the universe, uno degli indiscussi capolavori dei Beatles. Let it be... naked offre anche il bonus disc di 21 minuti Fly on the wall con varie mirabilia e conversazioni tratte dalle sessioni di studio del quartetto durante il gennaio del 1969. Un’operazione commercial-filologica studiata a tavolino per piantare il primo seme del gruppo che ha marchiato indelebilmente il Novecento anche nella caotica babele musicale che ha aperto il terzo millennio. Restano comunque variazioni dei Beatles: difficile resistere...

The Beatles, Let it be... naked [Emi 2003]

Voto 8 

        Invia Ad Un Amico

© Copyright 1995 - 2010 Scanner