Flaming Pie
Run Devil Run
Driving Rain
The Beatles
Sir
Paul McCartney non ha perso il
vizio di stupire nonostante le molte primavere affastellate sulle sue spalle di
ex Beatle: la sua ultima fatica discografica, Driving Rain,
presenta sedici brani inediti che operano un’efficace sintesi della sua
carriera tra i Fab Four, gli Wings ed il suo più recente periodo solista
caratterizzato dalla collaborazione con Elvis Costello, al secolo Declan
McManus. Rispetto alle due precedenti prove, Flaming Pie e la raccolta di
covers rock Run devil run, Paul
McCartney prosegue imperterrito nella sua ricerca della leggerezza e
dell’essenzialità, con questo mosaico musicale che alterna rock,
spruzzate di pop, malinconiche ballate ed una puntina di misticismo
orientale (nella non esaltante Riding into Jaipur). Il tutto andando
controcorrente rispetto all’attuale tendenza ipertecnologica che caratterizza
il mercato discografico: d’altra parte lui non ha niente da dimostrare, è una
tessera fondamentale della musica del Novecento, per cui può permettersi di
cantare e comporre soltanto quando ha cose da dire e la voglia di farlo. La
ricetta vincente di McCartney è
peraltro la stessa da sempre: per sua stessa ammissione le buone canzoni, a
prescindere dall’intensità musicale e dalla forza del testo, in buona sostanza
per funzionare devono essere capaci di intrigare sia nella vasca da bagno che
in automobile, ovvero intrattenere senza ridondanza, reggere alla prova degli
ascolti ripetuti senza rivelarsi invasive. Nel complesso Driving Rain si
profila come un piccolo gioiello di semplicità ed immediatezza, quasi sempre
spontaneo ed efficace, di maniera solo qua e là, in particolare all’inizio
dell’album: infatti né l’ombrosa apripista Lonely road né la successiva From
a lover to a friend, ballata non troppo ispirata, aggiungono alcunché al McCartney-pensiero. Le cose cominciano
a cambiare con She’s given up talking, brano più tagliente e d’atmosfera
che prelude alla disincantata titletrack, vaporosa ma intrigante. Poi
arriva la malinconia pianistica di I do, che è un condensato emotivamente
coinvolgente delle numerose ballate composte dall’inossidabile Macca nella sua lunga carriera. E
lo stesso identico schema si ripete poco dopo con la ritmata Tiny bubble,
seguita dal leggero spleen di Magic. Restano da segnalare il country
vagamente pensoso di Your way, la più tesa Spinning on an axis (scritta
con il figlio James, come pure la deliziosa Back in the sunshine again),
il rock ‘tirato’ di About you, la delicata Heather
(dedicata al suo ultimo amore), una bella ballata come Your loving flame
e Rinse the raindrops, lunghissima ed a variazioni multiple, il pezzo
più sperimentale della scaletta, chiusa dalla bonus track Freedom,
singolo benefico registrato il 20 ottobre 2001 insieme ad Eric Clapton in
occasione del Concerto per New York organizzato dopo la strage dell’11
settembre. Un bel disco nel complesso, assolutamente da non perdere.
Paul McCartney, Driving rain [Emi 2001]
Voto
7+