Nato per l'anagrafe belga come Wouter
De Becker, classe 1980, Gotye cresce in
Australia ed inizia a fare musica fin da adolescente, poi, dopo qualche anno di
apprendistato nella rock band Downstares, esordisce da solista con l'album Boardface. Il successo arriva due anni più tardi con la hit Learnalilgivinanlovin, contenuta nel secondo disco dell'artista, LIke Drawing Blood. Ma il boom vero e proprio è recente, trattandosi di Somebody that I used to know, un piccolo gioiello marcato da un contagioso ritmo di xilofono e pizzicamenti vari,
cantato in duetto con la neozelandese Kimbra e
magnificamente veicolato da efficace videoclip a base di bodypainting immediatamente divenuto un must assoluto su youtube. In sé Somebody that I used to know non è un capolavoro ma è senza dubbio irresistibile con i suoi calibrati rimandi
a Peter Gabriel e Sting, tanto che ha dato vita anche a numerosi tentativi di
emulazione, prima tra tutti la strepitosa cover dei canadesi Walk of the Earth, che ne hanno tratto un video dove reinterpretano la canzone suonando una chitarra contemporaneamente in cinque. Making Mirrors in ogni caso si presenta come un disco a tutto tondo, capace di vivere di luce
propria indipendentemente da Somebody that I used to know: si va dagli estremi dell'elettropop
di Easy Way Out e Eyes Wide Open fino all'ombrosa Bronte, e in mezzo figurano le architetture sonore sovrapponibili di Smoke and Mirrors, il soul sixties style di I Feel Better,
le ipnotiche divagazioni di In Your Light, il reggae umbratile (con distorsioni vocali) di State of the Art, la sincopata complessità di Don't Worry We'll Be
Watching You e le armonie world di Save Me. Tante idee, insomma, miscelate in questo terzo album con in una macedonia musicale di suoni pescati nel mare magnum
del vintage da questo apprendista stregone elettronico e contemporaneo,
perfetta sintesi esistenziale dell'emisfero boreale e di quello australe.
Decisamente da provare.
Gotye, Making Mirrors [Island 2012]
Voto
7 +