È felicemente tornata in sala
d’incisione Diana Jean Krall,
classe 1964, la signora canadese dello standard
jazz, a due anni dal suo ultimo album antologico. In questo periodo
sabbatico ha regalato al marito Elvis
Costello due gemelli (Frank e Dexter) e li ha
fatti crescere per un po’ a Vancouver dedicandosi a loro come mamma a tempo
pieno almeno per i primi mesi, prima di tornare nella sua sede naturale, ovvero dietro alla tastiera di un pianoforte in giro per il
mondo a stregare il gentile pubblico della serata con il suo stile morbido ed
elegante e la sua voce calda e confidenziale. L’ultima fatica di Diana Krall, il dodicesimo album in carriera (senza contare il
superbo Live
in Paris), s’intitola Quiet nights e per l’occasione si è riunita la stessa
squadra con cui la pianista e cantante canadese realizzò The look of love, un album di grande successo che nel 2001
rese l’autrice un’artista di fama internazionale: accompagnata come sempre dal
fido Tommy LiPuma in cabina di produzione, la Krall ha approntato una selezione di classici che spaziano tra jazz e bossa nova, poi li ha interpretati col suo devoto quartetto
accompagnata da una grande orchestra, avvalendosi degli arrangiamenti del
grande Claus Ogerman, una leggenda vivente che ha lavorato con nomi
del calibro di Frank Sinatra, Carlos Jobim e Stan Getz. Stando ai primi
risultati la reunion
pare aver funzionato secondo le previsioni: all’uscita in Italia, tanto per
fare un esempio, l’album si è piazzato sorprendentemente all’ottavo posto della
hit parade, a dimostrazione che
la musica di qualità non sempre è destinata a restare confinata in una
ristretta nicchia di mercato. La tracklist di Quiet nights propone complessivamente
dodici impeccabili riletture di grandi classici come Walk on by di Burt Bacharach, Where or when di
Richard Rodgers, le celebri The girl of Ipanema, Este
seu olhar e Quiet nights
(versione inglese di Corcovado)
di Antonio Carlos Jobim, e molti altri ancora.
L’impressione generale a partire dal primo ascolto è
quella di una misurata tranquillità in cui è facile perdersi inseguendo la voce
discreta e sinuosa della Krall, che ci guida tra un
brano e l’altro quasi come una delicata crooner
al femminile. Si comincia con l’ariosa Where or when, poi si continua con la
confidenziale Too marvellous for words e con I’ve grown accustomed to his face,
semplicemente insostenibile. A ruota arrivano The boy of Ipanema,
che rielabora al femminile la celebre The
girl of Ipanema, e la splendida Walk< on by. E la Krall continua ad intrigarci con You’re my thrill,
magnifica ed ombrosa, l’eterea leggerezza di Este seu olhar,
il delicato swing di So nice,
l’emozionante title track e
l’atmosfera fuori dal tempo di Guess I’ll hang my
tears out to dry. >D’obbligo segnalare anche due belle bonus track come How can you mend a broken heart
dei Bee Gees e l’intensa Everytime we say goodbye di
Cole Porter. Dopo il riuscito rientro in scena, Diana Krall non sembra intenzionata a rilassarsi, ma ha già in
serbo un progetto col suo gentil consorte Elvis Costello: insieme all’eclettico
artista britannico sta infatti progettando un album di
canzoni dedicate ai bambini. E, stando allo strepitoso
risultato ottenuto con le canzoni natalizie – ascoltare in merito il delizioso Christmas songs del
2005 –, non c’è dubbio alcuno che ci riuscirà…
Diana Krall, Quiet nights [Verve 2009]
Voto
8