E’
la giovane signora che canta il jazz ai giorni nostri: si chiama Diana Krall, è nata a Nanaimo, nella
British Columbia, suona il piano dalla tenera età di quattro anni, ha debuttato
nel 1994 ed ha vinto un Grammy di settore con l’album When I look into your
eyes del 1999. Alcune interpretazioni della Krall sono
finite sul piccolo e sul grande schermo, dal serial TV “Sex & the
City” a pellicole come Autumn in New York o The Score. L’ultimo
lavoro, intitolato The look of love, è l’album dell’affermazione
internazionale, che ha consacrato il suo nome anche nel vecchio continente, più
o meno per gli stessi motivi che hanno contribuito al suo successo negli
States, e tra i quali non rientra necessariamente la sua originalità
d’interprete. Intendiamoci, si tratta di un dettaglio non da poco, perché Diana Krall ha una bella voce,
sensuale, ricca di personalità: non unica però, né dotata della vocazione per
le rivisitazioni artistiche radicali: le sue interpretazioni di classici jazz
sono ricche di classe ed eleganza e mai fuori registro, suonano (anche se non
lo sono) d’epoca, risultano ricche d’atmosfera, standard perfetti nell’assenza
di guizzi creativi. Aggiungendo a siffatto stile la splendida presenza scenica
della Krall, il gioco (la diva) è
fatto: bellissima, alta, capelli lunghi e biondi, elegante, impeccabile, una top
model che si diletta a cantare ottimo jazz, insomma, peraltro
accompagnata da una valida band di supporto (Russell Malone, Paulinho Da
Costa, , Dori Caymmi, Christian McBride, Peter Erskine). The look of love
presenta nel complesso dieci canzoni che si avvincendano sul filo dei
sentimenti (e come potrebbe essere altrimenti?): la Krall incomincia il suo show
di studio con la confidenziale S’Wonderful , giocata tra swing e
bossa nova (troveremo anche Besame mucho lungo la tracklist),
altenando le magie di Love letters e I remember you, portandoci
fuori dal tempo con l’insostenibile Cry me a river e con The night we
called it a day, passando per l’eterea title track fino a chiudere
il discorso con Maybe you’ll be there, altra canzone che costituisce una
sorta di limbo atemporale. Una collana musicale di dieci piccole perle, buone
per tutte le stagioni, ieri come oggi, ideali da indossare la sera, magari
davanti ad un long drink, e forse in un malinconico night club.
Diana Krall, The look of love [Verve 2001]
Voto
7+
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