Lo stile Carla Bley
s’impone nel Jazz.
La compositrice, conduttrice d’orchestra e pianista per il gran finale del Vivere Jazz Festival 2006 é arrivata al
Teatro Romano di Fiesole con la sua elegante ironia e quella sicurezza discreta
che l’hanno fatta amare e stimare nel corso della sua carriera.
La bella signora passa dal pianoforte alla conduzione con il sorriso e il relax
di chi dirige una valida scuderia verso il traguardo, mai dimenticando una
certa, delicata umiltà, quella che contraddistingue solo i grandi artisti.
Sul palcoscenico la padronanza del repertorio, come anche dei suoi migliori
sviluppi improvvisativi, ci dimostrano che Mrs. Bley sa
sempre scegliere con cura i suoi compagni di viaggio; erano
infatti presenti alcuni dei punti fermi della sua storia tra cui Gary
Valente, il poderoso trombonista che ha firmato il colore di alcuni dei suoi
brani più belli, o il fido Steve
Swallow al basso, una formazione composta in parte anche da alcune
“aggiunte europee” tra cui il bravissimo trombettista italiano Giampaolo
Ascolese.
L'affascinante musicista di Oakland,
classe 1938, continua a fare dell'innovazione la sua bandiera, senza per
questo, rinunciare a un'attenta rilettura della tradizione jazz. Il risultato è
una musica pensosa, rarefatta, ricca di lirismo, che viene
proposta con il caratteristico Bley style, cioè uno stile pianistico che
rifugge da ogni virtuosismo. Un sound diretto e asciutto,
caratterizzato da un fraseggio secco, a tratti aspro, con un gusto unico nella
scelta dei tempi, negli arrangiamenti, sempre curati anche in una
dimensione così raccolta.
Una gran parte del concerto dedicata alle composizioni di Carla Bley (Birds of
Paradise, Escalator over the Hill, …) e un’altra agli standard, ci hanno
presentato un’equilibrata miscela tra lo stile d’orchestrazione ellingtoniano,
l’atmosfera di Charles Mingus
e i solari arrangiamenti dal sapore funky e sudamericano, il tutto
splendidamente eseguito.
Voto
8