Fanny & Alexander: presentazione O – Z West, 2011
Fanny & Alexander: Recensione Him, 2009
Fanny & Alexander: Recensione Dorothy. Sconcerto per Oz, 2007
Fanny & Alexander: Presentazione Dorothy. Sconcerto per Oz, 2007
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Fanny & Alexander: Ponti in core
Fanny & Alexander: Requiem
Ci sono i baffetti, la divisa militare, il buio della
guerra. Chi è il lui del titolo è presto detto. Lui, quasi innominabile. Ma senza sorprese, si capisce subito, si svela
immediatamente il mistero. Quel “Him” (al Teatro
Studio di Scandicci 13, 14 febbraio 2009) non è solo
Hitler, che in fondo è solo il prodotto di quella cosa strisciante, di quel
desiderio comune di sicurezza, di quell’affidarsi, concedersi, darsi totalmente
nelle mani di un giocoliere, un alchimista. Forse un mago, che riesca a mutare
le situazioni a nostro vantaggio, un angelo, un baro. Non importa, in che modo,
che la massa vuole risposte, non per forza quelle giuste. Che i dittatori, in
definitiva, sono lontanissimi dall’incarnare la figura
dell’uomo ideale che vorrebbero cercare modellando e setacciando la comunità. La
storia non insegna e si ripete. Him è anche un’opera dell’artista Maurizio Cattelan.
Come il “Mago
di Oz” che scorre sul grande schermo (già
analizzato da Fanny & Alexander
in Dorothy. Sconcerto per Oz) fa il paio con le parole mute e senza volume che il
piccolo dittatore, qui molto chapliniano, vorrebbe dire
ma che proprio non escono. Non si fermano nel gozzo ma si annullano, con
stupore e meraviglia e una certa dose d’orgoglio, nell’ascoltare quello che
avrebbe voluto dire. E non è più necessario farlo, basta doppiarlo. E’ stupido
il nuovo dittatore che fa il verso a quelli passati. Questo Him rientra nella serie tematica delle
piece dei Fanny & Alexander
che contiene anche “East” e “Kansas”. Il direttore d’orchestra è buffo e
fallibile. Tenta di riprodurre tutte le voci della pellicola, di portarla a
termine da solo, di avere tutti gli applausi per sé. In definitiva non a
comandare gli altri, ma a cancellarli, che la scena deve essere soltanto sua. Sta
in ginocchio ma non chiedere perdono, è esilarante e fallimentare, come
qualsiasi sogno d’epurazione, è megalomane e quindi perdente, è infantile, è
frustrato e finge con se stesso di essere il migliore. Ha una bacchetta
d’orchestra, ma è piccolo e fragile. Ossimoro: come non volergli bene? Info: 13, 11 euro; 055.757348; www.scandiccicultura.it.
Voto
8