 Fanny & Alexander: presentazione O – Z West, 2011
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 Fanny & Alexander: Recensione Him, 2009
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 Fanny & Alexander: Recensione Dorothy. Sconcerto per Oz, 2007
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 Fanny & Alexander: Presentazione Dorothy. Sconcerto per Oz, 2007
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 Fanny & Alexander: ARDIS I (Les enfants maudits)
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 Fanny & Alexander: Alice vietato >18 anni
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 Fanny & Alexander: Ponti in core
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 Fanny & Alexander: Requiem
  Fanny & Alexander: Requiem
              
				
              Gli spettatori sono timorosi, e quasi in punta di piedi entrano ad uno ad uno, accompagnati da un impeccabile maestro di cerimomia, nella casa delle meraviglie, cuore  pulsante ed inquietante. Una scatola metallica, con tanti cassetti e ventiquattro scranni ben separati uno dall'altro. Ponti in Core  è un evento teatrale per ventiquattro spettatori
            all'interno di un'ingegnosa costruzione, arena ovale o
            teatrino anatomico, in cui i due protagonisti danno
            vita a piccole e morbose liturgie, a macabri e ironici
            rituali, scanditi da rumori e voci fuori campo.
E' proprio vero, alla morte si va incontro da soli.
In Ponti in Core di Fanny e Alexander siamo però al cospetto di una morte particolare, un annullamento che passa attraverso il gioco, il non sense, il rito, e che per un paradossale ribaltamento diviene arte, diviene vita.
Cipresso e Dorotea, con gestualità e vocalità raffinatissime , estetizzanti, sciolgono nastri rossi, si cibano di bianchi confetti, si ricoporono di insetti dorati.
Ogni sera espongono la loro macabra passione, il loro voluttuoso e insanabile desiderio.
Lo spettacolo di Fanny e Alexander è una continua mise en abym, parole evocano altre parole, suoni rimandano ad altri suoni, colori sfumano in altri colori, per un incessante incastonarsi di ludus e poesia.
Gli spettatori, immobili, assistono al rincorrersi dei simboli e dei suoni, significato e significante si allontanano, prevalgono l'affinità cromatica e sonora, l'incanto e la meraviglia. 
Qualcuno, smarrito,  uscendo si chiede: "Dov' è il teatro? 
Forse abbiamo dimenticato che il teatro può essere anche voci sommesse e non solo parole gridate, dilaniarsi infinito ma silenzioso, gioco accattivante e crudele, che arriva alla mente e al cuore.
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