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Pessoa. Since I've been me
Recensione dello spettacolo
Pessoa. Since I've been me
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  27/07/2024 - 02:48

 

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Pessoa. Since I've been me
Recensione dello spettacolo
Entusiasmo per il teatro totale di Robert Wilson
In prima mondiale al Teatro della Pergola di Firenze, dal 2 al 12 maggio 2024

 




                     di Giovanni Ballerini


Presentazione Pessoa. Since I've been me - 2 al 12 maggio 2024
Recensione Pessoa. Since I've been me - 2 al 12 maggio 2024


Gli applausi prolungati ed entusiasti a fine spettacolo sono un chiaro segnale del non sopito interesse del pubblico per spettacoli che infrangono le categorie naturaliste, inoltrandosi in percorsi più misteriosi e sincretici, declinati all’insegna di un teatro totale. Frutto di un progetto commissionato dal Teatro della Pergola di Firenze e dal Théâtre de la Ville di Parigi, la prima mondiale di Pessoa. Since I’ve been me, è in scena dal 2 al 12 maggio 2024 al Teatro della Pergola, con la regia, le scene, le luci, ma soprattutto con il carismatico talento immaginifico di Robert Wilson. Il regista texano, autore di spettacoli memorabili, anche in questa occasione costruisce una straordinaria partitura scenica che ci sembra unitariamente architettonica, coreografica e musicale. Le rigorose geometrie visive, esaltate dall’abituale perfezione dei tagli di luce e dei fondali accesi in cromatismi smaglianti, impaginano oggetti e animali fuori scala, con cui i corpi e le voci degli attori condividono una dimensione dilatata e fantasmatica, pervasa da sonorità ora ruggenti, ora delicate, curate dal sound designer Nick Sagara. In questo suo omaggio al grande Fernando Pessoa, il regista texano si ispira a un frammento del Libro dell’Inquietudine ed esalta nella sua narrazione anche il plurilinguismo del poeta portoghese, scomparso nel 1935, come una chiave di lettura e una risorsa necessaria al suo raffinato creare.
L’idea di caratterizzare i personaggi e le loro sfaccettature con lingue diverse (italiano, portoghese, francese, inglese) è intrigante. Ma, dal vivo, i sovratitoli hanno il difetto, se non si è dei perfetti poliglotti, di impegnare lo sguardo dello spettatore in un rimbalzo sincopato e straniante, come in una partita a tennis, tra il piano dell’azione scenica e lo schermo appeso sotto l’arlecchino del boccascena. Distraendo quindi dall’evolversi della scena che ospita le evoluzioni coreografiche e linguistiche di Maria de Medeiros, un Bernardo Soares con tratti chapliniani, e dei suoi molteplici sè, interpretati con ottime doti individuali e corali da Aline Belibi, Rodrigo Ferreira, Klaus Martini, Sofia Menci, Gianfranco Poddighe, Janaína Suaudeau.
La consistenza umana che pur Pessoa ha cercato di dare al suo personaggio Soares tende continuamente a dissolversi e liquefarsi in personalità altre (e quindi in altrettanti mondi creativi e concettuali), portatrici di meditazioni, vaneggiamenti, slanci ora comici, ora lirici, che la drammaturgia di Darryl Pinckney si incarica di intessere in una circolarità di interrogazioni e reiterazioni che scivolano da una lingua all’altra, con la stessa naturalezza con cui la luce schiude spazi sempre diversi. I vari quadri che si avvicendano sulla ribalta sono altrettanti viaggi nell’immaginario pessoano, in equilibrio tra il senso di vuoto cosmico e la concretezza vitalistica dell’interpretazione poetica (a tratti ipnotica) dei multipli eteronimi del poeta.
Rendendo omaggio ed evocando le atmosfere fluide di uno dei poeti più emblematici del XX secolo, Wilson cita non di meno se stesso e ripropone a tratti anche qualche ingegno già utilizzato in passato. Lo spettacolo non risulta fiaccato da queste citazioni. Anzi si trasforma in una sorta di compendio, aggiornato e dinamico dell’estro wilsoniano per un teatro mutante, di continua manipolazione e aggiornamento dei linguaggi, che continua a stupire e ad emozionare da 56 anni, cioè dal 1968, quando l’artista fondò la compagnia di performance sperimentale Byrd Hoffman School of Byrds, ad oggi.
Il regista statunitense, classe 1941, ritesse la parola di Pessoa, i frammenti del suo vissuto e della sua pratica poetica in una narrazione fuori del tempo (ma radicata sul presente) che, come dicevamo, cita se stessa e allo stesso tempo illumina le varie sfaccettature poetiche ed esistenziali del poeta portoghese. Il risultato è una pièce dall’andamento onirico che cattura l’interesse dello spettatore ed emoziona.
Dopo Firenze, lo spettacolo andrà in scena dal 5 al 14 novembre 2024 al Théâtre de la Ville di Parigi, poi prenderà il via una tournée internazionale, che tornerà a far tappa in Italia il prossimo anno, debuttando al Rossetti di Trieste dal 13 al 16 febbraio 2025.

Voto 8 

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