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Un concerto, anzi uno sconcerto per rinnovare con più di una
boccata d’ossigeno il teatro musicale, per travolgere, con una forma spettacolare
spiraliforme, i luoghi comuni, le inutili convenzioni di tanta musica
contemporanea (spesso stravolta da ghirigori e virtuosismi sperimentazioni fini
a se stesse).
Intriga e appassiona Dorothy. Sconcerto
per Oz, lo spettacolo proposto in prima nazionale
il 10 ottobre 2007 al Teatro Comunale di Ferrara. Fanny & Alexander hanno fatto le
cose in grande e con questa produzione importante (25 persone al seguito),
realizzata con la Macedonian Opera and Ballet e il Kampnagel Hamburg, la compagnia ha ravennate ha confermato di possedere estro drammaturgica
e tecnologico, ma anche tanta fantasia. Il risultato è uno spettacolo irruente
e vorticoso come un tornado. Dorothy appunto (ma anche quello
dell’immaginazione).
“Lo sconcerto - sottolineano
Luigi de Angelis e Chiara
Lagani nelle note di regia - è una forma musicale spiraliforme, una
stratificazione di esecuzioni live, omaggio dichiarato alle
vertiginose Europeras di John Cage; è
un esperimento di alchimie vocali, strumentali, luminose, linguistiche,
fisiche, umane".
Approfittando che nel precedente spettacolo (Doppia Odissea) Ronconi aveva
alzato la platea quasi al livello del palco, Fanny & Alexander hanno trasformato il
Teatro Comunale di
Ferrara in un luogo senza tempo, in una sorta di rifugio dai fortunali,
cosparso di materassi e coperte (come nello
stadio di New Orleans per Katrina). Un luogo adatto per far sistemare il
pubblico, coinvolgendo la sua attenzione sul patinoire, facendolo vivere per un ora e mezzo in simbiosi con le performance degli artisti:
Chiara Lagani, Francesca Mazza, Fiorenza Menni, i soprani Milena Arsovska,
Annalisa Bartolini, Filomena Diodati, la violinista Nicoletta Bassetti, la
pianista Janinka Nevceva, l'oboista Maria Chiara Braccalenti, il Dorothy
Ensemble, diretto da Elena Sartori. E Marco Cavalcali, che sulla ribalta dà vita a un incrocio fra un Dj, un tribuno - dittatore e un
finto direttore d'orchestra con la bacchetta in continuo movimento, un essere
ossessionato dal film The Wonderful
Wizard of Oz, di cui sciorina alla sua maniera, ma senza tregua
(storpiandoli), i motivi della colonna sonora.
In realtà in questo spettacolo è tutto il
teatro a diventare spazio scenico, luogo di caos e d’arte. Uno
scrigno d’energia che si apre e si chiude sempre da una parte diversa,
dispensando sensazioni, emozioni. A una serie
di interventi performativi frammentati, pian piano fa spazio un lavoro corale.
Ma niente viene vissuto fino in fondo. E sono proprio
questi abbozzi di canto, di accompagnamento, di azioni
solistiche o orchestrali a fare la differenza. Il pubblico si trova
continuamente a cambiare percezione, attratto dalle tante luci al neon che
abbracciano la scena e i palchi, dai suoni sgangherati o melodiosi, dalle urla
o dal recitato delle attrici, delle cantanti, delle musiciste rifugiate in
teatro per scampare al disastro.
La colonna sonora realizzata dal vivo si
sbizzarrisce in varie direzioni: arie della Sonnambula di
Bellini, Madama Butterfly di Puccini, Lakmè di Delibes, Pygmalion di Coignet e Prometheus di
Scriabin, della colonna sonora originale del cult film con Judy Garland, dell'inno nazionale
americano, di frammenti di testi di Lyman Frank Baum e Tommaso Landolfi (La
pietra lunare, La piccola apocalisse, Il mar delle blatte).
Dorothy. Sconcerto per Oz
si articola in frammenti di un unicum che non ha voglia di manifestarsi compiuto. E
continua a disintegrarsi e ricomporsi fino alla fine. Anche
musicalmente. Anche dal punto di vista della storia
narrata. Realtà e fantasy si sovrappongono, come gli
echi dell’uragano Katrina e
del meraviglioso
mondo di Oz.. C’è un che di epico e tanto di
terreno in questa performance, che angosciando fa pensare ai rifugiati
dall’uragano, ma anche sognare un mondo parallelo in cui tutto si sovrappone e
le percezioni si dilatano, come stravolte dal più intimo e segreto ciclone.
Voto
8