Fulvio Cauteruccio
La notte poco prima della foresta
Un testo di Bernard-Marie Koltès, con la musiche originali eseguite dal vivo da Marco Carbone e Vincenzo Maria Campolongo, le luci di Lorenzo Bernini, il suono di Brando Nencini, la regia e l’interpretazione di Fulvio Cauteruccio
Prima assoluta dal 16 al 20 luglio 2018 alle Murate Progetti Arte Contemporanea di Firenze
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In scena due chitarristi elettrici armati di distorsori e riverberi, un leggio e un fagotto fatto con una coperta isotermica dorata, che
si apre svelando una presenza narrante: uno straniero, un disperato , un diverso che ha cercato di annullare la sua distanza dalla
società che in qualche modo lo ospita. Un flusso di parole tenta di rendere condiviso il testo acuminato e visionario di Koltes.
Fa piacere quando si ha l’occasione di assistere alla nascita di uno spettacolo. Poco importa se, come succede per qualsiasi essere vivente, irrompe nella vita facendo i primi piccoli passi
incerti. Avrà tempo per fortificarsi, per far vedere di che pasta è fatto. E’ quello che è capitato in un nuovo e molto interessante allestimento fiorentino di La notte poco prima della foresta, con la musiche originali create ed eseguite dal vivo dai giovani, ma decisamente in gamba Marco Carbone e Vincenzo Maria Campolongo, con le luci di Lorenzo Bernini, il suono di Brando Nencini, la regia e l’interpretazione di un Fulvio Cauteruccio scatenato e in costante crescita (sia come attore, che come regista), grazie alle tante
collaborazioni creative in produzioni diverse, che hanno fortificato e stanno motivando
come non mai l’ex cavallo di razza dei Krypton.
Abbiamo visto l’ atto unico La nuit juste avant les forêts (che il drammaturgo e regista francese Bernard-Marie Koltès
scrisse nel 1977, ma che appare oggi
quanto mai attuale) in occasione del debutto assoluto di questa versione Cauteruccio, che dal 16 al 20 luglio 2018 è stata presentata alle Murate
Progetti Arte Contemporanea di Firenze. E ci ha fatto una bella impressione.
Nonostante sia una produzione ancora in fase embrionale, un diamante grezzo, ancora tutto da scolpire e scoprire , ha il suo perché. E’ quello che pensa di fare Fulvio Cauteruccio, che ha tutta l’intenzione di fare crescere la performance, portandola dalla quasi lettura scenica di questo debutto a uno spettacolo vero e proprio, con momenti attoriali più marcati e una maggiore caratterizzazione e magari una consolle da dj set a dare una pennellata musicale e performativa in più a quest’opera, tanto scarna quanto immaginifica e ricca di tensione. Un lavoro che, se continuerà la sua naturale evoluzione (non abbiamo dubbi in proposito), potrebbe essere (c'è da scommetterci) uno dei pezzi forti dei maggiori festival teatrali del prossimo anno.
Voto
7½
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